Torna in Italia l'imam che applaudì la strage di Charlie Hebdo
In Tunisia, per le sue dichiarazioni radicali, sheikh Béchir ben Hassan si è beccato il divieto di predicazione. Ma a Torino l'hanno invitato per ben due sermoni
TORINO – È in «tour» a Torino per due giorni, ieri e oggi, come se fosse una rockstar. Ma quelli che ha in programma non sono due concerti, bensì due sermoni nelle moschee di corso Giulio Cesare e via Saluzzo, come ha riportato l'edizione locale di Repubblica. E lui non è un cantante, ma sheikh Béchir ben Hassan, un imam tunisino, predicatore salafita tra i più radicali del Nord Africa, tanto da aver addirittura attirato l'attenzione dei servizi di sicurezza.
Noto per le sue parole di fuoco
Per tratteggiare il suo ritratto, del resto, è sufficiente riportare alcune delle sue dichiarazioni più provocatorie e incendiarie. Come quando, nel 2015, giustificò pubblicamente la strage dei vignettisti di Charlie Hebdo, che secondo lui «se l'erano andata a cercare» avendo ironizzato su Maometto, e quindi erano meritevoli della pena di morte (come chiunque si permetta anche solo di criticare il Profeta). O come quando si mobilitò per boicottare la vendita di bevande alcoliche nei market della Tunisia, convinto com'è che l'astinenza dall'alcool per i fedeli musulmani sia in tutto e per tutto un obbligo. O come quando attaccò il Mufti Othman Battikh per quello che lui considerava un crimine orrendo: nientemeno che aver autorizzato i tunisini a festeggiare San Valentino.
Torna in Italia dopo due mesi
Persino all'interno del mondo musulmano si tratta di una figura molto controversa, tanto che nella sua Tunisia è stato messo al bando, beccandosi un divieto di predicazione. In alcuni altri Paesi occidentali le sue conferenze sono già state ritenute non gradite in passato: nell'ottobre 2015 l'università canadese Laval gli vietò di tenere un discorso in cui avrebbe dovuto spiegare come si evita di radicalizzare i militanti. In Italia, invece, l'imam Ben Hassen torna regolarmente a predicare in pubblico: nel settembre scorso è stato ospite in Trentino, oggi tocca a Torino, dove è giunto grazie all'invito dell'associazione Cartagine. Un sodalizio che già in passato, in effetti, si è ritrovato al centro di non poche polemiche per i suoi richiami a Faouzi Haj Sassi: ovvero uno di quegli attivisti che appese la bandiera nera di Al Qaeda sulla colonna dell'orologio di avenue Bourghiba, nel centro di Tunisi.