Gentiloni: «Per l'Ucraina dell'est fate come l'Italia col Sud Tirolo»
Come risolvere la crisi in Ucraina? Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, propone la soluzione del modello italiano del Sudtirol: «Le differenze sono enormi, ma nel nostro Paese abbiamo una regione dove le persone non parlano necessariamente italiano».
NEW YORK - «Ci sono molte soluzioni possibili per l’Est dell’Ucraina. C’è per esempio un modello italiano che è quello del Sudtirol». È Paolo Gentiloni, ministro degli Affari esteri, a parlare, in occasione della terza edizione del summit 'Italy meets the United States of America', a New York, manifestazione organizzata da Aspen Institute Italia e The Councl for the United States and Italy.
L'UCRAINA COME IL SUDTIROL - Tra i diversi temi toccati dal ministro, anche il nodo delicato della crisi nell'Est dell'Ucraina. Il numero uno della Farnesina precisa, poi, che il paragone è volutamente azzardato, ma può essere motivo di spunto per la ricerca di soluzioni alternative: «È ovviamente uno scherzo – spiega Gentiloni –, perché le differenze sono enormi, ma nel nostro Paese abbiamo una regione dove le persone non parlano necessariamente italiano. Questo è stato un problema molto difficile per molti anni con terrorismo e tensioni tra Italia e Austria, ma alla fine abbiamo trovato un accordo». «Non sto proponendo questo, anzi sì», afferma scherzando il ministro degli Affari Esteri. Quello del Sudtirol «non è un modello, ma serve per spiegare che è possibile trovare soluzioni in cui c’è uno Stato sovrano che al suo interno ha comunità con culture e lingue differenti. Non è qualcosa di impossibile».
SOLUZIONE SOLO CON CONVERGENZA DI TUTTI - Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri aveva affrontato il tema caldo della situazione drammatica dell'Ucraina nell'ambito del Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea tenutosi a Bruxelles. «Oggi l'Europa deve mostrare la sua unità, essere unita nell'invito a Mosca a rendere possibile un esito positivo del negoziato sulla crisi russo-ucraina». Al termine del vertice europeo, il ministro Gentiloni ha sottolineato come c'è la possibilità che la situazione trovi una soluzione positiva, «è possibile, ci vuole la spinta, la convergenza di tutti».
IL MESSAGGIO A PUTIN - Secondo quanto riferito da Gentiloni, la necessità primaria ora è che «il messaggio da Bruxelles sia forte e chiaro», alludendo alla possibilità del rinvio della proroga prevista fino a settembre delle sanzioni contro persone e società russe e ucraine coinvolte nel conflitto separatista. A tal proposito, il ministro degli Esteri italiano ha affermato che «l'importante è che ci sia una chiara manifestazione di unità» da parte dei ministri europei «e di sostegno all'invito a mosca a negoziare».
NIENTE ARMI ALL'UCRAINA - A chi chiedeva al ministro degli Esteri quale fosse la posizione dell'Italia in merito alla questione del rifornimento di armi all'Ucraina da parte di Unione europea e Stati Uniti, Gentiloni ha risposto con fermezza che l'Italia non darà armi all'Ucraina «né ora né mai». Il numero uno della Farnesina ha aggiunto, poi, che nel momento in cui le cose non dovessero andare come l'Ue ha prospettato si cercherebbero strade alternative che, in ogni caso, non prevedono l'invio di armi al Paese offeso: «Se il negoziato in corso non produrrà risultati - ha osservato - si imporrà una riflessione, all'interno della quale però non c'è la variabile dell'invio di armi». Infatti, continua il ministro degli Esteri, «a prescindere dalla necessità o meno di rispondere a un eventuale fallimento del negoziato o di un'eventuale non disponibilità della Russia a esercitare la sua influenza sui separatisti: questo richiedera' certamente una risposta: ma quella che scommette su una soluzione militare non è una risposta che noi condividiamo né oggi né domani».
IL VERTICE DI MINSK - Intanto è attesissimo l'incontro di mercoledì prossimo a Minsk, in Bielorussia: un supervertice sul tema che vedrà confrontarsi la Russia di Vladimir Putin, l'Ucraina di Petro Poroshenko, la Francia di Francois Hollande e la Germania di Angela Merkel.