24 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Ore decisive a Vienna per il nucleare

Kerry: «Non firmeremo un accordo qualsiasi»

Al termine di un colloquio a Parigi con l'omologo francese Laurent Fabius, il Segretario di Stato americano, John Kerry, ha trattato la tematica spinosa e delicata del nucleare iraniano, affemando che le grandi potenze sono unite nella ricerca di un accordo definitivo sui programmi nucleari iraniani. Stasera Kerry sarà a Vienna per un summit in cuiverrà sviscerata la questione.

PARIGI - Le grandi potenze sono «unite» nella ricerca di un accordo definitivo sui programmi nucleari iraniani, ma non «un accordo qualsiasi»: lo ha affermato il Segretario di Stato americano, John Kerry, al termine di un colloquio a Parigi con l'omologo francese Laurent Fabius.

ALLE PORTE DELL'ACCORDO - Kerry, a quattro giorni dalla data limite per il raggiungimento di un'intesa, ha ribadito che non vi saranno discussioni su un'eventuale proroga delle attrattive: «Non discutiamo alcuna estensione, stiamo negoziando per arrivare ad un accordo». L'ultimo round di negoziati fra l'Iran e i Paesi del 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania) è iniziato infatti lunedì a Vienna, con l'obbiettivo di raggiungere un accordo entro lunedì 24 novembre. Un traguardo che la diplomazia iraniana ha ritenuto possibile solo se «le richieste della controparte non saranno eccessive» come ha ricordato il ministro degli Esteri Mohamad Javad Zarif, a Vienna già da martedì; ancora assenti invece Kerry, atteso nelle prossime ore, e il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov, che si recherà nella capitale austriaca solo in presenza di progressi sufficienti. L'obbiettivo finale dei negoziati è quello di raggiungere entro il 24 novembre un accordo definitivo e globale sul dossier nucleare iraniano, sulla base dell'intesa temporanea (valida sei mesi ma prorogata per altri sei) firmata il 20 novembre del 2013 ed entrata in vigore il 20 gennaio.

USA E RUSSIA A TEHERAN: ACCORCIAMO I TEMPI - In un insolito comunicato congiunto, Stati Uniti e Russia avevano cercato la settimana scorsa di convincere Teheran a stringere i tempi; quella di Washington in particolare appare tuttavia una posizione debole, anche perché la vittoria Repubblicana dalle elezioni di midterm ha tolto all'Amministrazione Obama il controllo del Congresso, al quale spetterebbe un'eventuale ratifica di un accordo definitivo. Nonostante quindi l'intervento personale di Barack Obama - che ha scritto una lettera alla Guida Suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, insistendo sulla necessità di un accordo - una proroga delle trattative appare quasi inevitabile data la persistente divergenza delle rispettive posizioni.

L'OPPOSIZIONE DI ISRAELE - Se l'Iran sembra ritenere di aver dato prova di sufficiente flessibilità e che dunque spetti alle controparti accettare un compromesso, le grandi potenze si aspettano invece un gesto significativo da parte di Teheran per quel che riguarda l'arricchimento dell'uranio o il reattore ad acqua pesante di Arak, due dei principali contenziosi ancora irrisolti. L'intesa - assai criticata da Israele, che ha invitato le grandi potenze a non «firmare un cattivo accordo» che permetta a Teheran di sviluppare un'arma nucleare - prevede che l'Iran conservi la metà dello stock di uranio arricchito al 20% per alimentare il reattore di ricerca di Teheran mentre il rimanente verrà diluito al 5%; inoltre, ulteriori operazioni di arricchimento verranno sospese per sei mesi così come la costruzione o l'ampliamento di nuovi siti.In cambio, le sanzioni di Stati Uniti ed Unione Europea in vigore in determinati settori verranno allentate, mentre rimarranno invariate le sanzioni commerciali e finanziarie americane così come quelle imposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu; per un periodo di sei mesi infine non verranno imposte nuove sanzioni oltre a quella già esistenti.