19 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Crisi ucraina

Le sette condizioni di Putin per la pace in Ucraina

Il capo di stato russo ha spiegato il suo «piano in 7 punti» ai giornalisti dopo una telefonata proprio con il collega Petro Poroshenko che ha riacceso speranze nella società civile e nei mercati di Borsa. Putin ritiene che l'accordo finale tra il governo e i rappresentanti dei separatisti potrebbe essere raggiunto e attuato durante l'incontro del gruppo di contatto, in programma il 5 settembre.

MOSCA - Spunta il «Piano Vladimir Putin» per la pace in Ucraina, dopo l'esito poco fortunato del piano «Poroshenko». Una mossa inattesa dal Cremlino, mentre l'equilibrio internazionale sembrava messo sotto forte stress, dalla situazione a Sud Est di Kiev, e nel giorno in cui gli Usa annunciano la volontà di un rafforzamento della presenza della Nato sul Baltico. Il capo di stato russo ha spiegato il suo «piano in 7 punti» ai giornalisti del suo pool mentre viaggiava in Mongolia, e soprattutto, dopo una telefonata proprio con il collega Petro Poroshenko che ha riacceso speranze nella società civile e nei mercati di Borsa.

ESERCITO UCRAINO DEVE RITIRARSI - Al fine di fermare lo spargimento di sangue e di stabilizzare la situazione nel sud-est dell'Ucraina, entrambe le parti - Kiev e separatisti - dovrebbero concordare e attuare una serie di azioni, secondo Putin. «La prima è fermare le operazioni offensive delle forze armate e delle milizie nel Sud-Est dell'Ucraina nelle direzioni di Donetsk e Lugansk», ha detto. «In secondo luogo, ritirare le unità armate delle strutture di sicurezza ucraine, precludendo la possibilità di sparare con artiglieria e con tutti i tipi di lanciarazzi. Terzo, prevedere l'attuazione di un controllo internazionale, completo e imparziale» istituendo una zona di sicurezza.

OSTAGGI E CORRIDOI UMANITARI - «Quarto: escludere l'uso di aerei militari contro i civili e gli insediamenti umani nella zona di conflitto». Organizzare inoltre la liberazione degli ostaggi, grazie «allo scambio di persone forzatamente detenute, senza precondizioni». Poi «aprire corridoi umanitari per il movimento dei profughi e la consegna di aiuti umanitari per le città e cittadine del Donbass, Donetsk e Lugansk. E, infine, fornire la possibilità di inviare alle località colpite nel Donbas squadre di riparazione per ripristinare le infrastrutture distrutte», necessarie per il supporto alla vita di tutti i giorni e per gli aiuti.

PUTIN OTTIMISTA - Putin ritiene che l'accordo finale tra il governo e i rappresentanti dei separatisti potrebbe essere raggiunto e attuato durante l'incontro del gruppo di contatto, in programma il 5 settembre. Ottimismo che deriva anche dalla telefonata odierna. «Punti di vista molto vicini come direbbero i diplomatici», ha commentato il presidente russo il suo scambio di vedute con il collega ucraino. Uno scambio che peraltro sembrava all'inizio di giornata non promettere troppo bene, vista l'incertezza di cui, tra Mosca e Kiev, è stato comunicato il risultato.

KIEV ACCONDISCENDENTE - La presidenza ucraina ha infatti dovuto correggere il tiro, cambiando sul proprio sito il testo che ne sanciva l'esito positivo e comunque l'identità di vedute sulla «necessità di una tregua» che duri. Poco prima il Cremlino aveva smentito la notizia lanciata da Kiev relativa a un accordo tra i due capi di stato, sottolineando di non essere una parte in causa. Precisazione ovvia a fronte delle ripetute accuse da Washington su un coinvolgimento diretto di Mosca nel conflitto.