19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
La crisi Ucraina

«Non siamo disertori», 400 soldati ucraini in Russia dopo la resa

«Siamo rimasti senza munizioni, non potevamo combattere 24 ore di fila. Abbiamo ricevuto l'ordine di passare il confine. Non volevamo arrenderci», racconta uno di loro al plotone di giornalisti incontrato su iniziativa del ministero russo della Difesa.

MOSCA - Non vorrebbero ritrovarsi oltre il confine russo, non volevano disertare, «ma abbiamo ricevuto l'ordine di arrenderci» ed è stata «l'unica soluzione possibile». 24 ore dopo aver riparato in Russia, tra i quasi 500 soldati ucraini che si sono consegnati agli «amici del nemico» c'è chi si pente apertamente della scelta fatta. Come Pavel, seduto in una tenda sul lato russo della frontiera, villaggio di Gulkovo, che racconta le ultime ore da militare ucraino impegnato nell'Est del Paese contro i separatisti filorussi.

«Siamo rimasti senza munizioni, non potevamo combattere 24 ore di fila. Abbiamo ricevuto l'ordine di passare il confine. Non volevamo arrenderci», racconta al plotone di giornalisti incontrato su iniziativa del ministero russo della Difesa.

«Non voglio che la mia famiglia pensi a me come a un traditore», ha dichiarato, parlando chiaramente controvoglia e cercando di bloccare le telecamere, «non so cosa vi raccontino i russi, ma nessuno di noi intende stare qua». E ancora: «l'Ucraina è il nostro Paese e sono convinto che combattere i ribelli sia una cosa giusta».

Dopo una serie di iniziali sconfitte, con le truppe governative in serie difficoltà di fronte ai filorussi, l'esercito ucraino sembra aver invertito le sorti di quella che Kiev chiama «operazione antiterrorismo». E ora sta cercando di isolare le roccaforti degli insorti, Donetsk e Lugansk, dove la popolazione civile è in fuga, presagendo il peggio o comunque l'assalto decisivo.

Ieri, però, le autorità russe hanno riferito dell'attraversamento del confine da parte di 438 soldati, in una sorta di sconfinamento in massa su cui la Russia ha subito acceso i riflettori internazionali, suscitando piccate reazioni a Kiev.

«Alcuni soldati si sono ritirati perchè non avevano più munizioni», ha spiegato un portavoce del servizio di frontiera ucraino. «Nessuno ha chiesto asilo, i soldati ucraini hanno chiesto un corridoio umanitario».

Da parte loro, i russi hanno messo in chiaro di non aver mai pensato a un tentativo di attacco e hanno sfumato molto sul possibile epilogo.

«E' stato immediatamente chiaro che non stavano attaccando il confine, dato che non erano armati» - ha dichiarato Vasily Malayev , il portavoce regionale del Servizio di Sicurezza russo, l'Fsb, «Sarebbe folle attaccare la Russia - ha aggiunto - se i soldati vogliono restare in Russia, sono i benvenuti. Possono restare quanto vogliono e ottenere asilo».

Ma questo non sembra proprio un obiettivo degli «sconfinati». Anton Shingara, uno dei pochi che ha accettato di fornire il cognome, oltre al nome, ringrazia i russi per «la buona accoglienza». In fondo siamo «fratelli slavi», dice, ma anche lui spera di tornare presto a casa.