28 maggio 2023
Aggiornato 15:00
La crisi Ucraina

Kiev tra l'incudine e il martello

Nel braccio di ferro tra Occidente e Russia chi rischia di avere la peggio sul breve periodo è però la stessa Ucraina, che corre il pericolo di rimanere schiacciata nell'irrigidimento delle posizioni e dall'eventuale reazione annunciata da Vladimir Putin.

KIEV - Gli Stati Uniti hanno deciso un altro giro di vite contro la Russia, comminando nuove sanzioni nei confronti di banche e aziende energetiche russe. Lo stesso si appresta a fare l'Unione Europea, che entro la fine del mese comunicherà un nuovo elenco di persone, istituzioni e organizzazioni che saranno colpite da ulteriori misure restrittive. Non si tratta ancora del cosiddetto terzo livello, che andrebbe a bersagliare direttamente i pilastri economici e finanziari dell'economia russa, ma anche Bruxelles ha comunque deciso di aumentare la pressione su Mosca.

Nel braccio di ferro tra Occidente e Russia chi rischia di avere la peggio sul breve periodo è però la stessa Ucraina, che corre il pericolo di rimanere schiacciata nell'irrigidimento delle posizioni e dall'eventuale reazione annunciata da Vladimir Putin. Non si tratta solo dell'effetto boomerang economico che si rifletterebbe sui rapporti economici tra Usa e Russia coinvolgendo in primo luogo le società americane che operano nei vari settori sul territorio della Federazione Russa, ma sugli sviluppi dei dossier che riguardano sia la coppia Russia-Ucraina che il trio Russia-Ucraina-Unione Europea.

Non c'è dubbio che la linea più dura contro Mosca, anche alla luce delle prime reazioni da parte del Cremlino, non potrà avere un effetto positivo sulla risoluzione delle questioni sul piatto nel triangolo tra Mosca, Kiev e Bruxelles. Oltre alla questione della crisi politica e militare nel Donbass, per la gestione della quale Washington ha lasciato la palla a Ue e Osce (l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), i due nodi economici fondamentali sono quelli dell'implementazione dell'Accordo di associazione (AA), che Kiev ha firmato con Bruxelles alla fine di giugno e per la quale sono previsti colloqui con trilaterali con la Russia, e quello del gas, con le trattative ancora bloccate e i rubinetti chiusi da metà giugno.

L'inasprimento delle sanzioni americane, in attesa di vedere quali saranno realmente quelle prese dall'Unione, non solo compromette l'esito positivo dei negoziati, ma avrà come effetto quello di accrescere conseguentemente le difficoltà politiche ed economiche interne ucraine.

Il presidente Petro Poroshenko si è detto oggi soddisfatto della solidarietà americana ed europea nei confronti dell'Ucraina, ma la realtà è che se continuerà lo stallo nel Donbass e i nodi con la Russia non saranno sciolti, i problemi sia per il blocco di potere al vertice del paese che per la popolazione non potranno che aumentare.

Poroshenko ha dichiarato che «il consiglio europeo ha fatto un passo importante in sostegno della sovranità, della integrità territoriale e dell'indipendenza dell'Ucraina», ma stando con i piedi per terra, come ha detto Rainer Lindner, general manager dell'Ost Ausschuss der deutschen Wirtschaft, il comitato per l'economia che riunisce i grandi attori economici tedeschi che operano in Russia e nei paesi dello spazio postsovietico, «le sanzioni non faranno restituire la Crimea».

La Germania della cancelliera Angela Merkel si è dimostrata in questi mesi sempre molto attenta a non rompere i rapporti con la Russia, in prima fila tra i paesi dell'Ue nell'evitare un confronto che potrebbe ritorcersi contro le aziende tedesche che operano nella Federazione russa e influirebbe negativamente sull'economia tedesca complessiva. Tra Ue, Russia e Ucraina le trattative per chiarire i punti critici dell'Accordo di associazione non sono ancora state fissate e quelle sul gas continuano a essere rimandate.

Ieri da Bruxelles Juan Manuel Barroso ha fatto sapere che l'Ue testerà gli scenari di un'interruzione parziale o totale del flusso di gas russo verso l'Ucraina e l'Europa, mettendo implicitamente in conto che il muro contro muro tra Kiev e Mosca sulla revisione dei contratti e il ripianamento del debito di Naftogaz nei confronti di Gazprom potrebbe continuare a lungo.

L'Ucraina è in attesa della seconda tranche di 1,5 miliardi di dollari del prestito del Fmi nel programma complessivo che ammonta a circa 17, mentre Gazprom aspetta 5,3 miliardi di arretrati. Oltre quindi all'emergenza umanitaria del Donbass, con 43 mila profughi ufficiali quantificati oggi dalle autorità di Kiev, il presidente Poroshenko e il governo di Arseni Yatseniuk si trovano nella difficile posizione di gestire un peggioramento inevitabile della situazione economica generale del paese in un contesto internazionale ancora più problematico.