18 aprile 2024
Aggiornato 12:30
La rivolta in Egitto

Egitto, l'Esercito sempre più criticato per la dura repressione

Critiche sono arrivate oggi dalla Francia - che per prima aveva condannato le violenze sabato scorso - dalla Gran Bretagna e soprattutto dagli Stati Uniti, dove il segretario di Stato Hillary Clinton ha definito le violenze sulle donne come un «disonore per lo Stato»

IL CAIRO - Gli scontri che hanno provocato 13 morti e centinaia di feriti negli ultimi cinque giorni al Cairo stanno imbarazzando il potere militare, accusato di brutalità nei confronti dei manifestanti, in particolare per l'utilizzo di proiettili e per il brutale trattamento riservato alle donne. Critiche sono arrivate oggi dalla Francia - che per prima aveva condannato le violenze sabato scorso - dalla Gran Bretagna e soprattutto dagli Stati Uniti, dove il segretario di Stato Hillary Clinton ha definito le violenze sulle donne come un «disonore per lo Stato».

Quest'ultima ondata di violenze ha offuscato le prime elezioni legislative dalla caduta a febbraio del presidente Hosni Mubarak, il cui secondo turno si tiene nei prossimi due giorni in un terzo del Paese per un terzo dei seggi, attribuiti con scrutinio uninominale. Il dottor Ihsane Kamil Georgi, capo dei medici legali egiziani, ha annunciato un bilancio di 13 morti dall'inizio degli scontri, venerdì, di cui nove «colpiti da proiettili», precisando che finora è stata eseguita l'autopsia solo su 10 corpi. Una delle vittime è deceduta a seguito di un trauma cranico mentre era detenuta in un tribunale, ha precisato la stessa fonte.

Il Consiglio supremo delle forze armate (Csfa), al potere in Egitto dalla caduta di Mubarak, ha ribadito a più riprese che le forze di sicurezza non hanno utilizzato proiettili, nonostante i video, che hanno avuto ampia diffusione, in cui si vedono dei militari sparare sui manifestanti con armi da fuoco. Un responsabile del ministero della Sanità, Adel Adawi, ha annunciato alla televisione di Stato che su più di 600 feriti, 106 sono ancora ricoverati in ospedale. Il ministro dell'Interno, Mohammed Ibrahim, da parte sua, ha invitato le forze di sicurezza «alla più grande moderazione», nel corso di una ispezione nei dintorni di piazza Tahrir, epicentro della contestazione.

Hillary Clinton ha definito le violenze sulle donne come un «disonore per lo Stato» - Il quotidiano indipendente Tahrir, fondato dopo la caduta di Mubarak, si è scagliato oggi in prima pagina contro «le forze che attentano all'onore» del Paese, pubblicando anche una fotografia di un soldato che tiene una donna per i capelli mentre un altro la colpisce con un manganello.
Le violenze contro i manifestanti sono indegne della rivoluzione e «disonorano lo Stato» egiziano, ha accusato il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Le ha fatto eco l'Alto Commissario ai diritti umani dell'Onu, Navi Pillay, che ha condannato «la brutale repressione» delle manifestazioni. «La violenza impietosa con la quale delle donne che manifestavano pacificamente sono state aggredite è particolarmente scioccante e non può restare impunita», ha sottolineato. La Francia, per la seconda volta in cinque giorni, ha denunciato «l'uso sproporzionato» della forza contro i manifestanti e ha deciso di inviare sul posto il suo ambasciatore per i diritti umani, Francois Zimeray.
Tardivamente, oggi pomeriggio l'esercito ha diffuso una dichiarazione in cui ha affermato di «deplorare profondamente gli attacchi alle donne che manifestano in Egitto». L'immagine della donna a busto scoperto, circondata da decine di agenti che la malmenano in modo violento, ha fatto il giro dei social network ed è stata rilanciata dai media internazionali, scatenando forte indignazione nel Paese.

Gli scontri sono scoppiati venerdì fra le forze dell'ordine e i manifestanti che sono accampati da fine novembre davanti alla sede del governo per protestare contro la nomina da parte dell'esercito del Primo ministro Kamal Ganzuri, che aveva già ricoperto l'incarico sotto Mubarak. I manifestanti chiedono anche la fine del potere militare e in particolare le dimissioni del capo dell'esercito e capo di Stato de facto, generale Hussein Tantawi.
Queste ultime violenze sono le più gravi dagli scontri in cui sono morte 42 persone, principalmente al Cairo, alcuni giorni prima dell'inizio delle legislative il 28 novembre. Lo scrutino è stato dominato nettamente dalle formazioni islamiche, a scapito dei partiti liberali e dei movimenti usciti dalla rivolta anti-Mubarak.