1 novembre 2024
Aggiornato 23:00
La crisi egiziana

Egitto, 10 anni di carcere per 102 sostenitori dell'ex Presidente Morsi

Dal luglio 2013, quando venne destituito e arrestato dai militari il presidente Mohammed Morsi, migliaia di suoi sostenitori sono stati arrestati e processati in massa. Centinaia di loro sono stati condannati alla pena capitale. Il candidato laico Sabbahi sul regime: è come con Mubarak.

IL CAIRO - In Egitto altri 102 sostenitori del deposto presidente islamico Mohammed Morsi sono stati condannati a 10 anni di carcere. Lo ha reso noto la tv di stato.

Dal luglio 2013, quando venne destituito e arrestato dai militari il presidente Mohammed Morsi, migliaia di suoi sostenitori sono stati arrestati e processati in massa.
Centinaia di loro sono stati condannati alla pena capitale.

LaLa settimana scorsa, un tribunale di Minya, a sud del Cairo, ha condannato a morte 683 persone, fra cui la guida suprema dei Fratelli musulmani, Mohamed Badie, al termine di un rapido processo che l'Onu ha condannato come «un processo di massa senza precedenti nella storia recente».

SABBAHI: NON E' CAMBIATO NULLA - Il leader della sinistra laica egiziana, Hamdeen Sabbahi, unico avversario del grande favorito alle presidenziali, Abdel Fattah al-Sisi, ha denunciato un clima di repressione e abusi nel Paese che non ha nulla di diverso da quello dell'era di Hosni Mubarak.

«Le politiche che venivano portate avanti nell'era Mubarak sono le stesse che vengono fatte adesso (...)», ha dichiarato Sabbahi in apertura della campagna elettorale ad Assiut, nel sud dell'Egitto. «Il nostro obiettivo è di conquistare la fiducia del popolo per cambiare le politiche di corruzione, tirannia e povertà», ha aggiunto nel suo discorso ritrasmesso in diretta in televisione.

Sabbahi si considera il portavoce della rivolta che nel 2011 portò alla cacciata dal potere di Mubarak. Era arrivato in terza posizione alle elezioni presidenziali che segnarono la vittoria del candidato islamico Mohammed Morsi, poi destituito dai militari nel luglio 2013.

La squadra della campagna elettorale di Sabbahi ha detto di essere stata più volte minacciata verbalmente e fisicamente dai partigiani di Al Sisi.