23 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Dopo la repressione sanguinaria

Siria, l'esercito si ritira da Hama

La città è uno dei principali focolai della protesta antiregime. Gli Stati Uniti sono pronti a chiedere ad Assad di lasciare

DAMASCO - Una quarantina di mezzi da trasporto truppe siriane sono usciti oggi da Hama, nel centro della Siria, dove nei giorni scorsi l'esercito aveva condotto una vasta operazione contro i manifestanti anti-Assad. I mezzi, con a bordo i soldati, hanno lasciato la città alla fine della mattinata, ha indicato un giornalista che ha partecipato alla visita organizzata dal governo per la stampa, a cui hanno partecipato una sessantina di giornalisti. I soldati a bordo dei mezzi intonavano slogan a favore del presidente Bashar al Assad, facendo con le dita il segno della vittoria.
L'esercito è entrato con la forza ad Hama il 31 luglio. Nel corso dell'offensiva sono rimaste uccise un centinaio di persone, secondo quanto hanno riferito degli attivisti. Da quando è iniziata la rivolta anti-Assad, a metà marzo, sono oltre 1.600 le vittime della repressione, stando alle cifre fornite da organizzazioni umanitarie.

Gli USA: Assad lasci - L'amministrazione Obama è in procinto di chiedere ufficialmente al presidente siriano Bashar al-Assad di lasciare l'incarico e si prepara a colpire il Paese mediorientale con nuove sanzioni economiche. Lo ha detto l'emittente Cnn, citando alcuni funzionari del dipartimento di Stato. Secondo i funzionari intervistati, la mossa segue l'inasprimento della repressione del governo siriano contro i dimostranti che chiedono riforme democratiche. La Casa Bianca dovrebbe formulare le sue richieste entro giovedì.
In precedenza, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e altri alti esponenti dell'Amministrazione americana avevano dichiarato che Assad «aveva perso legittimità come leader» e che doveva scegliere se farsi da parte o capeggiare il movimento pro-democrazia, ma non gli avevano mai chiesto di lasciare. Il nuovo piano non lascerà dubbi: Assad non è più credibile come riformista e deve farsi da parte.
Nel frattempo, il dipartimento del Tesoro amplierà le sanzioni economiche contro Assad e i suoi collaboratori, congelando i beni intestati al presidente siriano.

L'Ex Ministro della Difesa rimosso perchè contrario alla repressione - Il generale Ali Habib sarebbe stato rimosso ieri dal suo incarico di ministro della Difesa siriano non perchè malato, ma perchè contrario alla repressione delle manifestazioni di piazza. E' quanto scrive oggi il quotidiano arabo al Sharq Al Awsat.
Secondo fonti diplomatiche occidentali, il Presidente Bashar al Assad avrebbe deciso di sostituirlo con il capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Daud Rajha, perche si sarebbe opposto «alla campagna militare ad Hama» e per la sua diversa opinione su come «gestire la crisi».
Ieri, la televisione di stato siriana aveva motivato la decisione con le precarie condizioni di salute di Habib.

L'Egitto è preoccupato per la situazione - Il ministro degli Esteri egiziano Mohammed Amr si è detto oggi molto preoccupato per la situazione in Siria, affermando che il regime di Damasco si sta orientando verso un «punto di non ritorno» e chiedendo la fine immediata delle violenze. Lo riporta l'agenzia ufficiale Mena.
«L'Egitto segue con molta preoccupazione il pericoloso deterioramento della situazione in Siria», ha detto il ministro.
«Credo che la situazione in Siria si orienti verso un punto di non ritorno», ha aggiunto.
Amr ha chiesto «una cessazione immediata delle violenze», affermando ancora che le «riforme fatte con il sangue dei martiri che muoiono ogni giorno non valgono niente». Il capo della diplomazia egiziana ha invocato un dialogo che «includa l'insieme della società siriana». Domani il ministro Amr si recherà in Turchia per discutere con i responsabili locali della crisi in Siria.

Ankara: «Fermare il bagno di sangue» - La Turchia auspica che Damasco «adotti delle misure per fermare il bagno di sangue» in atto nel Paese. E' quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, in una conferenza stampa tenuta ad Ankara al suo rientro da Damasco, e trasmessa in diretta da al Jazeera.
Davutoglu ha riferito di un «lungo e franco scambio di opinioni» con il Presidente Bashar al Assad e il governo siriano, a cui ha consegnato i messaggi del premier Erdogan. «La nostra priorità è fermare le violenze il prima possibile - ha detto il ministro - i nostri fratelli siriani devono rimanere uniti e decidere da soli il loro futuro».