29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Le fazioni palestinesi riunite al Cairo

Accordo Fatah-Hamas, verso le elezioni entro un anno

Stasera l'atteso faccia a faccia tra Abu Mazen e Meshaal. Domani la firma ufficiale. Questa evoluzione non è vista di buon occhio dagli israeliani

IL CAIRO - Le fazioni palestinesi riunite al Cairo hanno firmato un accordo di riconciliazione che prepara la strada a nuove elezioni nei Territori entro un anno. I rappresentanti di 13 gruppi palestinesi, fra cui i grandi rivali Fatah (al governo in Cisgiordania) e Hamas (che controlla la Striscia di Gaza), oltre ad alcuni politici palestinesi indipendenti hanno firmato l'intesa al termine di intensi colloqui con i mediatori egiziani.

L'accordo prevede la formazione di un governo tecnico per preparare elezioni presidenziali e politiche che si terranno contemporaneamente entro un anno. I contenuti dell'intesa erano stati annunciati il 27 aprile al Cairo, dopo un anno e mezzo di trattative fallite fra al Fatah e Hamas. Questo passo è stato criticato con forza da Israele, che vi legge un rafforzamento di Hamas, ancora considerata un'organizzazione terroristica dallo Stato ebraico.

Oltre a Fatah e Hamas, hanno ratificato l'accordo tutti i protagonisti della politica palestinese: fra gli altri, la Jihad islamica; il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp, sinistra); il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (Fdlp, sinistra); e il Partito del Popolo Palestinese (Ppp, ex comunisti). «Abbiamo firmato l'accordo nonostante diverse riserve. La nostra priorità è solo l'interesse nazionale» ha commentato Walid al-Awad del Partito del popolo in un'intervista alla tv egiziana. «I palestinesi a Gaza e in Cisgiordania - ha aggiunto - festeggeranno questo accordo. Ora dobbiamo metterci al lavoro per metterlo in pratica».

In serata è previsto un faccia a faccia fra il presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas), leader di Fatah, e il capo del movimento di resistenza islamico Hamas, Khaled Meshaal: hanno già raggiunto entrambi la capitale egiziana, anche se non hanno siglato l'accordo di persona. Domani le delegazioni parteciperanno alla cerimonia della firma ufficiale al Cairo in presenza del segretario generale della Lega Araba Amr Moussa, del ministro degli Esteri egiziano Nabil al-Arabi e del capo dei servizi di intelligence egiziani, il generale Murad Muafi.

Questa evoluzione non è vista di buon occhio dagli israeliani. «L'accordo fra Hamas, che invita alla distruzione dello Stato di Israele, e Fatah deve preoccupare tutti gli israeliani, ma anche tutti coloro che aspirano alla pace fra noi e i nostri vicini palestinesi» ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Netanyahu, che sarà nei prossimi giorni a Londra e Parigi, intende usare l'intesa interpalestinese come strumento per dissuadere la comunità internazionale dal riconoscimento di uno Stato palestinese senza un accordo preventivo con Israele.

Da parte di Fatah ci si è limitati ad assicurare che il governo di transizione sarà incaricato dell'amministrazione di Cisgiordania e Gaza, in modo che Abu Mazen e l'Olp continuino a seguire il dossier dei negoziati di pace che si trovano in una fase di stallo. «Il ruolo del governo si limiterà alle questioni amministrative che riguardano la vita quotidiana dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania» ha dichiarato dal Cairo Azzam al-Ahmad, capo della delegazione di Fatah. «Tutte le questioni politiche - ha detto ancora - compresi i negoziati del processo di pace, resteranno di responsabilità dell'Olp», l'Organizzazione per la liberazione della Palestina.

L'accordo interpalestinese prevede d'altronde la creazione di un Alto consiglio di sicurezza, in vista della futura integrazione delle forze di sicurezza dei diversi movimenti in un'unica forza di «professionisti», e di una commissione elettorale, oltre alla liberazione dei prigionieri politici di Fatah e di Hamas. Dopo la firma ufficiale, le due parti avvieranno i colloqui per la rapida formazione di un governo tecnico di transizione che sostituisca i governi guidati da Salam Fayyad per l'Anp e Ismail Haniyeh per Hamas. L'accordo può essere letto come un primo successo diplomatico per l'Egitto post-Mubarak.