3 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Proteste contro il regime siriano

Assad sceglie la repressione, nuova strage a Deraa

Sarebbero almeno 25 i morti, Gli Stati Uniti valutano sanzioni. Secondo fonti governative di Amman la Siria avrebbe chiuso la frontiera con la Giordania

DAMASCO - Sarebbero almeno 25 i morti a Deraa, in Siria, città simbolo delle proteste contro il regime. Oggi si registrano nuove violenze perpetrate dalle forze di sicurezza siriane, a Deraa come in altre città del Paese, dove da settimane proseguono le manifestazioni contro il presidente Bashar al Assad.

A Deraa un raid degli agenti siriani - almeno 3.000 - avrebbe provocato la morte di 25 persone: «Alcuni cecchini si sono posizionati sui tetti e i carri armati sono entrati in città» ha spiegato un testimone; i feriti sarebbero decine, mentre le forze di sicurezza sarebbero intervenute anche a Duma e al-Mouadamiyeh, vicino alla capitale Damasco. Secondo Rami Abdel Rahmane, presidente dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, le autorità hanno scelto «la soluzione militare» per fermare il movimento di contestazione, che dura da sei settimane.

Secondo fonti governative di Amman inoltre la Siria avrebbe chiuso la frontiera con la Giordania, notizia subito smentita da Damasco: «Tutte le frontiere con i Paesi vicini, anche quelle con la Giordania, sono aperte. La circolazione di viaggiatori e veicoli è normale» si legge in un comunicato del Ministero degli Interni siriano.

Sul fronte internazionale, l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha chiesto «l'arresto immediato degli omicidi in Siria», giudicando «inaccettabile» la «reazione irregolare e violenta» del governo siriano di fronte a «manifestazioni pacifiche».
«Le forze di sicurezza devono immediatamente interrompere gli spari contro i manifestanti» ha sottolineato Pillay in un comunicato. «Il governo ha l'obbligo internazionale di proteggere i manifestanti pacifici e il diritto di manifestare pacificamente» ha aggiunto. L'Alto commissario ha reso noto di aver ricevuto una lista con i nomi di 76 persone uccise venerdì durante le manifestazioni, aggiungendo che il numero dei morti potrebbe essere «considerevolmente più alto».

Gli Stati Uniti stanno inoltre valutando delle «sanzioni mirate» contro i principali dirigenti siriani come rappresaglia per «l'uso deplorevole» della violenza nella repressione delle manifestazioni antigovernative: lo hanno reso noto fonti dell'Amministrazione.
«La brutale violenza utilizzata dal governo siriano contro il suo popolo è assolutamente deplorevole e la condanniamo con la massima fermezza», ha dichiarato il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale statunitense, Tommy Vietor, spiegando che l'Amministrazione sta valutando diverse possibilità «ivi comprese delle sanzioni, per reagire alla repressione e dimostrare chiaramente che un tale comportamento è inaccettabile».