19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Esteri. Turchia

Erdogan alza i toni su genocidio 1915: espelleremo armeni

La minaccia: «Fuori dalla Turchia almeno 100mila irregolari»

ISTANBUL - Le risoluzioni in America e in Svezia sul «genocidio» armeno ad opera dei turchi non vanno proprio giù ad Ankara. E mentre gli Usa fanno aleggiare la possibilità del riconoscimento come genocidio dei massacri del 1915 anche in plenaria alla Camera, dopo il sì della Commissione Esteri, il premier turco ipotizza l'espulsione dei lavoratori armeni che vivono in Turchia senza regolare permesso. Centomila persone secondo lo stesso Erdogan. «Varie volte di più nella realtà», sottolinea subito il collega armeno Tigran Sarkisian. Comunque una prospettiva da pesante crisi tra i due Paesi che in teoria dovrebbero lavorare per l'annunciata «normalizzazione» dei rapporti bilaterali.

Il capo dell'esecutivo turco ha fatto planare la minaccia durante un'intervista alla Bcc. Con evidente riferimento agli svedesi e agli americani il premier ha detto: «Questa gente fa degli show con queste risoluzioni. E fomenta anche gli armeni. Che cosa dovrei fare io un domani? Se sarà necessario dirò loro di tornarsene a casa. Non sono obbligato a tenerli nel mio Paese. Purtroppo queste risoluzioni hanno impatti negativi sulle nostre sincere attitudini».

Una decisione, quella americana e svedese, avversata dai rispettivi governi. Almeno fino ad ora, visto che a Washington oggi il sottosegretario Philip Gordon ha pubblicamente dichiarato che non c'è alcun accordo con i leader democratici al Congresso per bloccare la risoluzione alla Camera, dopo il tentativo di stopparla in sede di Commissione Esteri. La Turchia ha comunque richiamato per consultazioni gli ambasciatori a Washington e Stoccolma e ha dichiarato «a rischio» il processo di pace avviato con l'Armenia, con la firma del protocollo per la normalizzazione dei rapporti, siglato lo scorso ottobre a Zurigo.