29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
La laurea a Bologna

Mauro Draghi difende l'Europa: «E' l'Ue che consente agli Stati di restare sovrani»

Il Governatore della BCE parla dall'università di Bologna: «Lo stesso argomento vale per l’appartenenza alla moneta unica. Il 75% cittadini Ue è a favore dell’euro»

Mario Draghi, Governatore della BCE
Mario Draghi, Governatore della BCE Foto: ANSA

BOLOGNA - Nel mondo di oggi «solo gli Stati più grandi riescono a essere indipendenti e sovrani al tempo stesso, e neppure interamente», per la maggior parte degli altri, fra cui i paesi europei, «indipendenza e sovranità non coincidono» e in questo quadro l'Unione europea «è la costruzione istituzionale che in molte aree ha permesso agli Stati membri di essere sovrani. È una sovranità condivisa, preferibile a una inesistente». Lo ha affermato il presidente della Bce, Mario Draghi, nel suo intervento alla cerimonia con cui gli è stata conferita una laurea ad honorem all'università di Bologna.

«È una sovranità complementare a quella esercitata dai singoli Stati nazionali in altre aree. È una sovranità che piace agli Europei», ha proseguito Draghi. Ma la lunga crisi economica mondiale, assieme a «movimenti migratori senza precedenti» e a «disuguaglianze accentuate dalle grandi accumulazioni di ricchezze» hanno fatto emergere nell'Ue «faglie in un ordine politico ed economico che si credeva definitivo».

Se si vuole che i valori fondanti dell'Unione la strada è «adattare le istituzioni esistenti al cambiamento. Un adattamento a cui si è finora opposta resistenza perché le inevitabili difficoltà politiche nazionali sembravano sempre essere superiori alla sua necessità. Una riluttanza che ha generato incertezza sulle capacità delle istituzioni di rispondere agli eventi e ha nutrito la voce di coloro che queste istituzioni vogliono abbattere. Non ci devono essere equivoci: questo adattamento dovrà essere profondo, quanto lo sono - ha avvertito Draghi - i fenomeni che hanno rivelato la fragilità dell'ordine esistente e vasto quanto lo sono le dimensioni di un ordine geopolitico che va cambiando in senso non favorevole all'Europa».

«La vera sovranità - ha rilevato Draghi - si riflette non nel potere di fare le leggi, come vuole una definizione giuridica di essa, ma nel migliore controllo degli eventi in maniera da rispondere ai bisogni fondamentali dei cittadini: 'la pace, la sicurezza e il pubblico bene del popolo', secondo la definizione che John Locke ne dette nel 1690. La possibilità di agire in maniera indipendente non garantisce questo controllo: in altre parole, l'indipendenza non garantisce la sovranità».

«Si prenda l'esempio, estremo ma efficace, di quei paesi che sono totalmente al di fuori dell'economia globale: essi sono indipendenti, ma certamente non sovrani in un senso pieno della parola - ha proseguito il presidente della BCE - dovendo ad esempio spesso contare sull'aiuto alimentare che proviene dall'esterno per nutrire i propri cittadini».

«La globalizzazione aumenta la vulnerabilità dei singoli paesi in molte direzioni: li espone maggiormente ai movimenti finanziari internazionali, a possibili politiche commerciali aggressive da parte di altri Stati e, aumentando la concorrenza, rende più difficile il coordinamento tra paesi nello stabilire regole e standard necessari per il conseguimento al proprio interno degli obiettivi di carattere sociale. Il controllo sulle condizioni economiche interne ne risulta indebolito. In un mondo globalizzato tutti i paesi per essere sovrani devono cooperare. E ciò - ha detto ancora Draghi - è ancor più necessario per i paesi appartenenti all'Unione europea. La cooperazione, proteggendo gli Stati nazionali dalle pressioni esterne, rende più efficaci le sue politiche interne».

Secondo Draghi con l'Unione europea si è «voluto creare un sovrano dove non ne esisteva uno». E «non è sorprendente che in un mondo in cui tra le grandi potenze ogni punto di contatto è sempre più un punto di frizione, le sfide esterne all'esistenza dell'Unione europea si facciano sempre più minacciose. Non c'è che una risposta: recuperare quell'unità di visione e di azione che da sola può tenere insieme Stati così diversi: non è solo un auspicio, ma un'aspirazione fondata sulla convenienza politica ed economica».

Ma esistono anche sfide interne che vanno affrontate, non meno importanti per il futuro. «Bisogna rispondere alla percezione che questa manchi di equità: tra paesi e classi sociali. Occorre sentire, prima di tutto, poi agire e spiegare», ha detto ancora.

E il presidente della Bce ha voluto citare in conclusione un famoso discorso di Papa Emerito Benedetto XVI di 38 anni fa: «Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l'impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole. Non è morale il moralismo dell'avventura. Non l'assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell'attività politica».