16 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Manovra finanziaria

Dietro alle sanzioni europee all'Italia c'è un piano segreto di Macron

Il retroscena viene direttamente dal governo italiano: il presidente francese starebbe facendo pressione su Bruxelles per poterci rubare i gioielli dello Stato

ROMA«Vogliono sanzionarci, ma questo finirà per essere un danno più per la Ue che per noi. Come fanno a non capirlo? Sono dei pazzi se davvero aprono contro il nostro Paese la procedura d'infrazione. Insorgerebbero 60 milioni di italiani». Il ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini, in due colloqui con Messaggero e Stampa, è chiaro a proposito della reazione delle istituzioni europee alla manovra economica italiana. Il governo prosegue dritto per la strada della propria legge di bilancio, per nulla disposto a farsi dettare la linea dall'Unione europea, e nemmeno la minaccia di ricevere sanzioni da parte di Bruxelles sembra provocare arretramenti o ripensamenti dalle parti di Roma.

La minaccia d'Oltralpe

A maggior ragione perché, a palazzo Chigi, si sta facendo strada un atroce sospetto: quello che le pressioni dell'Europa non siano mosse soltanto da motivazioni puramente politiche. Ma nascondano le trame inconfessabili di uno dei più attivi avversari internazionali del governo italiano: il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. «Macron è determinato a punire l'Italia, per poter fare shopping nel nostro Paese», sintetizza la questione un ministro, che ha chiesto di rimanere anonimo, citato come autorevole fonte da un retroscena sul quotidiano Il Messaggero.

Le pressioni di Macron

Il piano dell'inquilino dell'Eliseo, più o meno, sarebbe il seguente. Prima di tutto lavorare ai fianchi la Commissione europea per far passare la linea dura: convincerla insomma ad aprire la procedura d'infrazione e, in seguito, ad arrivare alle sanzioni. Sanzioni che si preannunciano molto pesanti: si parte da un minimo di 9-12 miliardi di euro di interventi correttivi (nel caso di procedura d'infrazione per deficit) fino a superare i 40-60 miliardi di misure (nel caso di procedura d'infrazione per debito). A quel punto è evidente che il nostro Paese, preso per il collo, sarebbe costretto ad avviare una pesantissima austerity: «Se dovessimo essere costretti a ripianare il debito – spiega ancora l'anonimo ministro al Messaggero – potremmo infatti essere obbligati a vendere i nostri gioielli di famiglia, come Eni, Enel, Fincantieri, etc. E gli appetiti francesi sono noti e antichi...». Insomma, l'Italia in ginocchio dovrebbe svendere a prezzi stracciati le sue aziende pubbliche più pregiate e la Francia potrebbe appropriarsene, come sogna di fare ormai da tempo, nel modo più conveniente possibile. Come a dire che noi faremmo la fine della Grecia, ma stavolta sarebbe Macron a ricoprire il ruolo che fu della Merkel, evidentemente avendo imparato bene la lezione della Cancelliera.