25 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Conti pubblici

L'FMI torna alla carica con l'Italia

Il Fondo monetario internazionale chiede al Governo di tagliare le pensioni e la reintroduzione dell'Imu sulla prima casa: «Nel sistema previdenziale sacche di eccesso e generose esenzioni». Secondo il rapporto dell'FMI l'Italia raggiungerà il pareggio strutturale di bilancio già nel 2019.

Il Ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan
Il Ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan Foto: ANSA

ROMA - Il Fondo monetario internazionale torna alla carica con l'Italia a cui chiede tagli alle pensioni e la reintroduzione dell'Imu sulla prima casa. Questi due nodi, altamente sensibili agli occhi della politica, specialmente nei periodi di avvicinamento alle elezioni, erano stati già evocati dal capo missione del FMI in Italia, Rishi Goyal, in un incontro informale con la stampa lo scorso 12 giugno, alla fine della ricognizione annuale nella Penisola in base all'articolo IV dello statuto del Fondo.
Ora tornano al pettine nel rapporto finale approvato dal direttorio del Fmi. «L'elevata spesa pensionistica andrebbe ridotta nel medio periodo - afferma l'istituzione di Washington - per gestire le pressioni di bilancio che persisteranno prima che si materializzino i risparmi previsti sul sistema pensionistico nel lungo termine».
Secondo il Fmi nonostante le numerose riforme effettuare «persistono sacche di eccesso» nel sistema pensionistico tricolore. Il tema viene approfondito in uno specifico riquadro del rapporto e affrontato in vari capitoli, tra cui al punto 31 del rapporto, in merito alle questioni di bilancio, dove si parla esplicitamente della necessità di «razionalizzare» il sistema, anche per eliminare le suddette sacche di eccessi così come «generosi benefici» ed esenzioni.

IMU SULLA PRIMA CASA - Sempre sula parte riguardante le Finanze pubbliche, viene affrontato il tema delle entrate con il Fmi che ribadisce il richiamo a spostare il carico fiscale dai fattori produttivi verso proprietà a consumi, assieme ad un ampliamento della base contributiva. Si chiede di rielaborare la tassazione sul consumo anche per ridurre l'evasione sull'Iva.
E poi viene affrontato il tema della concentrazione dei patrimoni. Qui il Fmi nota come la tassa sulle prime case sia stata eliminata «data la sua impopolarità». Tuttavia la questione andrebbe riaperta, a detta degli esperti di Washington: «La riforma degli estimi catastali va accelerata e andrebbe introdotta una moderna tassazione sulle proprietà immobiliari, inclusa una tassa sulla prima casa».

PAREGGIO NEL 2019 - L'Italia proseguirà nella sua manovra di risanamento dei conti, tanto che dopo un picco al 133 per cento del Pil quest'anno il debito pubblico inizierà un percorso di moderazione al 131,6 per cento nel 2018, al 129 per cento nel 2019 e al 126 per cento nel 2020.
Secondo l'istituzione di Washington, già dal 2019 la Penisola dovrebbe riuscire a conseguire un sostanziale pareggio sul bilancio strutturale, segnando perfino un lieve avanzo pari allo 0,1 per cento del Pil che manterrebbe anche nel 2020.
Il deficit complessivo calerà al 2,2 per cento nel 2017, a fronte del 2,4 per cento dello scorso anno, e poi all'1,3 per cento nel 2018, allo 0,3 per cento nel 2019 e allo 0,1 per cento, anche qui in sostanziale pareggio, nel 2020.
Il tutto sulla base di prospettive di crescita appena riviste al rialzo all'1,3 per cento quest'anno, all'1 per cento nel 2018 allo 0,9 per cento nel 2019 e all'1 per cento nel 2020.

RISCHI PER LA RIPRESA - Il Fondo monetario internazionale «promuove» l'Italia, che oramai si trova al suo terzo anno consecutivo di ripresa economica con la prospettiva imminente di un calo del rapporto debito/Pil, che il prossimo anno scenderà al 131,6% rispetto al 133% previsto per il 2017. Ma i rischi che il Paese si trova dinanzi, secondo l'istituzione di Washington, sono «significativi» e collegati innanzitutto all'incertezza politica che rischia anche d'interrompere il cammino delle riforme il cui merito viene riconosciuto agli ultimi governi.
L'analisi contiene un giudizio positivo, ma con elementi di problematicità: sostenuta da una politica monetaria eccezionalmente accomodante, da un allentamento fiscale, da bassi prezzi delle materie prime e dagli sforzi di riforma da parte del Governo l'economia è cresciuta dello 0,9% nel 2016 e si è continuata a espandere nel primo trimestre. Allo stesso tempo la disoccupazione e i crediti bancari in sofferenza sono calati dai loro picchi legati alla crisi Per quest'anno - ma le cifre erano già contenute nel recente aggiornamento al World Economic Outlook - la stima Fmi è di un incremento del Pil pari all'1,3% e attorno all'1% nel periodo 2018-2020.
«La crescita - sottolineano al Fondo - potrebbe sorprendere al rialzo nel breve termine, inclusa in una ripresa europea più forte. Ad ogni modo - avvertono gli economisti del Fondo - i rischi al ribasso sono significativi e collegati tra le altre cose all'incertezza politica, a possibili rallentamenti nel processo di riforme, a fragilità finanziarie e alla rivalutazione del rischio durante la normalizzazione della politica monetaria. Questo sentiero di crescita moderata implicherebbe un ritorno del reddito pro capite a livelli pre-crisi solo a metà del decennio 2020 insieme a un allargamento del differenziale di reddito italiano con la più veloce media dell'area euro».