Consob, ecco perché Report chiede le dimissioni di Vegas
L'attacco frontale al presidente della Consob arriva dalla trasmissione di Milena Gabanelli, che mette sul piatto una prova incontrovertibile: secondo un documento mostrato in diretta Tv la decisione di esentare gli scenari probabilistici sarebbe stata presa direttamente da Giuseppe Vegas.
ROMA – Il presidente della Consob è nell'occhio del ciclone. Report torna all'attacco e chiede ufficialmente le dimissioni di Giuseppe Vegas per aver deciso di omettere gli scenari probabilistici dal materiale informativo relativo alle obbligazioni subordinate delle quattro banche responsabili della sublimazione dei risparmi di 135mila famiglie italiane: CariFerrara, Banca Marche, Popolare dell'Etruria e CariChieti.
L'attacco frontale al presidente della Consob
L'attacco frontale al presidente della Consob arriva dagli studi di Report, la trasmissione televisiva condotta da Milena Gabanelli, che ieri ha chiesto ufficialmente le dimissioni di Giuseppe Vegas. La Gabanelli ha mostrato in diretta Tv un documento che proverebbe la diretta responsabilità del presidente dell'autorità di vigilanza nell'omissione di dati sensibili relativi al rischio delle obbligazioni subordinate delle quattro banche salvate dal governo Renzi.
La prova incontrovertibile di Report
L'affondo della Gabanelli contro la Consob non è un fulmine a ciel sereno. Già nel lontano dicembre 2015, la giornalista aveva sollevato la questione della responsabilità dell'autorità di vigilanza nel problema della (s)corretta informazione sui rischi che corre il risparmiatore quando decide di investire in obbligazioni subordinate. Stavolta, però, Report ha messo sul piatto una prova incontrovertibile: la «nota informativa per il presidente» inviata dalla divisione emittenti il 3 maggio 2011.
Gli scenari probabilistici
Dalla nota in questione emergerebbe che la decisione di esentare gli scenari probabilistici dal materiale informativo destinato agli investitori sarebbe stata presa da Giuseppe Vegas in persona. Cosa sono gli scenari probabilistici? Sono i calcoli matematici relativi alle probabilità di perdere o guadagnare con un certo investimento. Se fossero stati pubblicati, gli investitori che oggi hanno perso tutti i loro risparmi avrebbero potuto leggere che nel 2014 per le quattro banche in questione le probabilità di perdere più della metà del valore di un'obbligazione subordinata erano sopra il 50%.
Una decisione sconsiderata
Nel 2011, invece, appena nominato presidente, Giuseppe Vegas decise di mandare in soffitta gli scenari probabilistici facendo un gran favore all'industria finanziaria e aprendo definitivamente la strada al collocamento di prodotti molto rischiosi sul mercato. Basti pensare che nel 2013 gli investitori che avevano deciso di comprare i bond subordinati di Banca Etruria avevano quasi il 63% di probabilità di perdere il 50% del loro capitale. Le informazioni contenute negli scenari probabilistici avrebbero potuto indurre i risparmiatori ad agire diversamente.
Il documento della Consob
Nel documento mostrato dalla Gabanelli si legge che «conformemente alle indicazioni fornite per le vie brevi dalla S.V. al Responsabile della Divisione Studi Economici... gli Uffici, a prescindere da qualsiasi valutazione in merito all’opportunità, inviteranno gli emittenti a non inserire le predette informazioni sugli scenari di probabilità nel prospetto e ne richiederanno l’eliminazione nel caso in cui il prospetto le dovesse comunque riportare». In parole povere, sembra proprio che le disposizioni sull'omissione degli scenari probabilistici siano partite direttamente da Vegas.
L'autoassoluzione di Vegas
Il presidente della Consob aveva sostenuto solo il mese scorso che i rischi delle obbligazioni subordinate in questione erano chiari a tutti gli investitori perché «i prospetti e i supplementi informativi che accompagnavano le emissioni erano stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo». Tuttavia, come ha riconosciuto subito dopo lo stesso Vegas, il prospetto informativo «non si è dimostrato un mezzo idoneo a fornire una risposta efficace al bisogno di conoscenza» dei risparmiatori coinvolti. L'autorità di vigilanza cercò di discolparsi allontanando qualsiasi presunzione di colpevolezza, ma il documento mostrato ieri dalla Gabanelli sembra fornire una risposta chiara sull'origine delle responsabilità di questa grave inefficienza.
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