I sindacati dei medici non ci stanno: «Basta tagli alla sanità»
Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, FP Cgil Medici, Fvm, Fassid, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Uil Medici annunciano, come già fatto da Fimmg, Snami, Fimp e Sumai, al presidente del Consiglio, al Ministro della Salute e alle Regioni lo stato di agitazione delle categorie professionali che rappresentano.
ROMA - I sindacati dei medici non ci stanno e dicono basta ai taglia alla sanità. Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, FP Cgil Medici, Fvm, Fassid, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Uil Medici annunciano, come già fatto da Fimmg, Snami, Fimp e Sumai, al presidente del Consiglio, al Ministro della Salute e alle Regioni lo stato di agitazione delle categorie professionali che rappresentano. E annunciano che, trascorsi i termini previsti dalla legge per eventuali procedure di raffreddamento e conciliazione, "sarà messa in atto ogni legittima forma di protesta, fino ad individuare e a comunicare le date e le modalità di iniziative di sciopero nazionale unitario".
«L'unità sindacale - spiegano in una nota - testimonia una comune preoccupazione per le future sorti del SSN, le cui previsioni sono rese allarmanti dagli ultimi provvedimenti del Governo. Tra i quali, l'ulteriore proroga del blocco contrattuale in atto già da 6 anni, mascherata sotto le mentite spoglie di un finto finanziamento da pochi spiccioli, appare un'elemosina che conferma la mancanza di rispetto verso il lavoro sul quale si basa la Sanità Pubblica».
Le organizzazioni sindacali denunciano che, nonostante tutti i tentativi di interlocuzione, l'atteggiamento di Governo e Regioni «rimane quello di un mancato coinvolgimento nelle scelte dei medici che, a fronte di una collaborazione costantemente offerta, sono stati ripagati con limitazione delle competenze, impoverimento numerico e retributivo, espulsione dai processi decisionali, 7 anni di blocco dei contratti, disoccupazione, precarietà ed emigrazione dei giovani colleghi, intollerabile confusione e assenza di programmazione nell'accesso alla formazione pre e post laurea, mancanza di attenzione al problema della responsabilità professionale, decretazioni che fissano obblighi burocratici che aumentano il carico di lavoro a danno dello spazio clinico e sottraggono tempo all'ascolto nel rapporto fiduciario medico paziente».
Il futuro del SSN, sottolineano i sindacati, «non dipende solo dal finanziamento, ma da modelli di governance innovativi e da equilibri istituzionali capaci di superare l'attuale impianto regionale e produrre i cambiamenti necessari alla sostenibilità del SSN e al miglioramento dell'assistenza. Ma, soprattutto, dipende dal ruolo e dalle conseguenti responsabilità da assegnare ai medici, dal valore che si attribuisce al lavoro dei professionisti, dal recupero di politiche nazionali che garantiscano una omogenea esigibilità del diritto alla tutela della salute in tutto il paese».
La situazione è, infatti, «diventata insostenibile anche, e soprattutto per i cittadini, a danno dei quali le politiche governative, che considerano sempre la sanità come un costo da abbattere, e mai come un settore meritevole di investimenti, sia socio-sanitari che finanziari, tendenti al rafforzamento di una garanzia nazionale del diritto alla salute, l'unico che la Costituzione definisce fondamentale, stanno realizzando una drastica riduzione dei livelli reali di assistenza e dell'effettivo accesso alle cure. Si taglia anche la prevenzione primaria e la sicurezza alimentare aldilà dell'enfasi di Expo».
I medici «sono sempre stati e restano disponibili a fare la loro parte per risolvere i problemi del SSN, e non certo ad esserne additati come la causa, ma chiedono di diventare interlocutori istituzionali della politica regionale e nazionale», conclude la nota congiunta.
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