20 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Il ministro delle Finanze rilancia

Schaeuble, l'Europa e l'Eurotassa. Ecco l'eredità della crisi greca

Dal ministro delle Finanze tedesco arriva la proposta di una tassa europea per costituire un tesoretto comunitario

ROMA – La crisi greca ha messo in luce una volta per tutte le crepe del tempio comunitario e costretto i leader politici dell’Ue a guardare in faccia il fallimento del progetto europeo. Se c’è una cosa che dobbiamo al popolo greco, è un grazie sincero per aver avuto il coraggio – con quell’ «oki» pieno d’orgoglio e dignità – di portare l’Europa davanti a un bivio esistenziale. Oggi l’Eurozona è chiamata a un cambiamento radicale e non più procrastinabile, altrimenti sarà destinata a implodere collassando su se stessa. Bruxelles deve ritrovare le ragioni politiche – prima ancora che economiche – fondanti del sogno degli Stati Uniti d’Europa, e incamminarsi sulla strada lungimirante della cessione delle sovranità nazionali. La lezione greca ci ha indicato la via da intraprendere, e – inaspettatamente – Wolfgang Schaeuble è l’uomo che per primo ha risposto a questa chiamata.     

Il piano di Schaeuble
Il ministro delle Finanze tedesco, infatti, ha lanciato una proposta rivoluzionaria: un’eurotassa per costituire un tesoretto europeo, in modo da affrontare in futuro ogni emergenza di bilancio sovrano in crisi o congiuntura economica negativa in seno all’Ue. Si tratta senz’altro di un’idea coraggiosa e di un grande passo in avanti per il progetto europeista, perché la riscossione delle tasse è intrinseca al concetto di sovranità nazionale. Un trasferimento di poteri in piena regola in direzione di una maggiore integrazione fiscale e politica per la sopravvivenza dell’Unione, mediante un meccanismo di stabilizzazione fiscale per l’area della moneta unica. Ecco allora che dopo aver alzato la voce nello scontro con il suo alter ego greco, Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze tedesco tende la mano al progetto europeo e ci lascia alquanto sorpresi.

L'Europeista dell'anno
A torto, a ben guardare. Perché non si tratta di un voltafaccia dell’ultimo momento, dato che quest’idea tanto europeista quanto rivoluzionaria, Wolfgang l’aveva partorita in tempi non sospetti già sei anni fa, quando ne parlò per la prima volta ritirando il premio Aquisgrana come europeista dell’anno – avete letto bene -. L’Europa però non era ancora pronta per un simile salto di qualità. E oggi il tesoriere di Berlino, l’uomo dei «niet», il «falco» di Bruxelles, il «pugno di titanio» o in qualunque altro modo lo vogliate chiamare, è forse uno dei pochi leader politici dell’Ue a credere ancora fermamente nel progetto europeo, perché parte del suo vissuto personale. Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, infatti, il giovane Schaeuble crebbe nella Foresta Nera occupata dai francesi, e strinse un’amicizia fraterna con un soldato parigino ospite in casa sua. L’alleanza franco-tedesca, l’asse portante del progetto europeo, è perciò incastonata nella sua storia di uomo e di politico, come quella strategica con Francois Mitterand.

La lezione greca
La proposta di Schaeuble non è di facile realizzazione – occorre modificare i trattati, come ha ammesso lui stesso – ma il governo italiano ha già aperto sull’ipotesi dell’eurotassa e al dossier sta lavorando una commissione d’inchiesta presieduta dal nostro Mario Monti. Al vaglio della commissione due possibilità: i paesi membri potrebbero devolvere una parte delle loro entrate provenienti da Iva e Irpef, oppure istituire un’altra tassa autonoma squisitamente europea. Una cosa è certa: l’Europa deve cambiare, se vuole sopravvivere. E l’integrazione fiscale è un passo tanto necessario quanto indispensabile per procedere nella giusta direzione. Ma a patto di non dimenticare la lezione del popolo greco: come sosteneva il presidente francese Valèry Giscard d’Estaing, la madre di tutte le democrazie e culla della civiltà europea non può essere esclusa dal più grande progetto politico del continente. Soprattutto oggi, che ci ha ricordato cosa significhi lottare con coraggio per i diritti di un popolo di fronte a quelli degli stati. L’Europa deve essere innanzitutto un’unione di popoli, poi un’unione di valute. Ci auguriamo che anche Wolfgang, che di certo parla tedesco ma pensa europeo, abbia imparato la lezione. E che perciò, insieme all’eurotassa, si istituisca anche l’eurodebito (cioè alla messa in comune dei debiti nazionali) altrimenti gli Stati Uniti d’Europa smetteranno presto di essere il sogno dei padri fondatori e diventeranno invece un incubo dal quale svegliarsi il più rapidamente possibile.