29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Crollo verticale delle borse cinesi

Cosa sta succedendo in Cina?

Una perdita enorme, improvvisa e repentina. Circa 3.000 miliardi di dollari persi in 3 settimane. Il doppio del PIL italiano. Dopo i numeri da capogiro, ora Pechino trema.

ROMA - Circa venti giorni fa avevamo preannunciato quanto è accaduto. I numeri da capogiro della borsa di Shangai ci avevano fatto riflettere sulla possibilità che esplodesse una bolla speculativa in quel di Pechino, ed ecco che oggi non si parla d’altro (fatta eccezione per la crisi greca, naturalmente). Cosa sta succedendo in Cina?

I risparmi di milioni di cinesi si sono volatilizzati
No, non siamo il gufo del malaugurio. Lo sviluppo vertiginoso del dragone già da tempo faceva paura agli economisti, e diversi di loro avevano previsto quanto è accaduto in queste settimane: una perdita enorme, improvvisa e repentina nelle borse cinesi. Circa 3.000 miliardi di dollari in 3 settimane. Cioè il doppio del PIL italiano. E il 45% delle imprese quotate a Shangai sono state sospese dai listini finanziari per eccesso di ribasso. Si tratta di un crollo verticale di circa il 30%, che ha letteralmente bruciato i risparmi di milioni di risparmiatori cinesi. E’ presto per definirla una vera e propria crisi finanziaria, ma non si tratta neppure di una fisiologica correzione del valore dei titoli azionari. Qualcosa si è rotto, a Shangai come a Shenzen, e il governo sta facendo quanto in suo potere per porvi rimedio e cercare di arginare il panico.

Una crescita ipertrofica e pericolosa
Come spiegavamo nel precedente articolo, ad allarmare gli economisti era il preoccupante scostamento della finanza dall’economia reale: l’andamento della borsa non era più supportato dai fondamentali economici. Un esempio significativo: come ci ricorda Andrea Baranes nell’articolo che ha pubblicato oggi su sbilanciamoci.info, uno dei principali indicatori finanziari è il rapporto P/E (cioè il rapporto tra la quotazione di un titolo azionario e gli utili che questo genera). Ecco, un valore abbastanza corretto è intorno a 15. A giugno, a Wall Street, questo indicatore raggiungeva quota 21. Ma a Shangai, fino a venti giorni fa, raggiungeva addirittura quota 85: evidentemente c’era qualcosa che non andava nel verso giusto.  Solo nell’ultimo anno, la borsa cinese per eccellenza è cresciuta del 140%, perché liquidità in eccesso nell’economia asiatica è stata dirottata sui mercati finanziari a fini speculativi: determinando la crescita ipertrofica di una finanza dopata.

La contro-mossa del governo
A fronte di ciò – e prevedendo quanto sarebbe potuto accadere di lì a poco - il governo ha deciso pochi giorni fa di rendere più costoso l’indebitamento per l’acquisto di azioni, al fine di rallentare la crescita sproporzionata del settore finanziario. Paradossalmente, potrebbe essere stata proprio questa decisione a causare il crollo improvviso e l’ondata di panico che ha investito Shangai. Difficile dire cosa accadrà da qui in avanti, perché i rischi maggiori sono legati all’andamento dell’economia cinese nel suo complesso e non solo a quello dei mercati finanziari. I risparmi di milioni di risparmiatori si sono volatilizzati e, sebbene la popolazione cinese sia pari a oltre un miliardo di abitanti, ciò provocherà inevitabilmente una crisi di fiducia e una riduzione dei consumi. La People’s Bank of China ha immesso liquidità per aiutare la China Securities Finance Corporation ad acquistare i titoli azionari dai quali gli investitori stanno fuggendo, al fine di impedire un ulteriore tracollo della borsa di Shangai. Bisognerà attendere però i prossimi giorni per capire se il governo è riuscito davvero a evitare il peggio.