27 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Il segretario generale della Cisl all'azienda americana

Furlan: «Whirlpool ritiri i licenziamenti»

"Una decisione vergognosa e inaccettabile. L'azienda deve tornare indietro e ritirare i licenziamenti". Annamaria Furlan è dura nei confronti della Whirlpool e al suo appello si uniscono quelli delle altre sigle sindacali.

Napoli (askanews) - «Una decisione vergognosa e inaccettabile. L'azienda deve tornare indietro e ritirare i licenziamenti». Annamaria Furlan è dura nei confronti della Whirlpool e al suo appello si uniscono quelli delle altre sigle sindacali.

Furlan: L'azienda deve tornare indietro e fermare i licenziamenti
«Una decisione vergognosa e inaccettabile. L'azienda deve tornare indietro e ritirare i licenziamenti». Annamaria Furlan è dura nei confronti della Whirlpool e chiede alla multinazionale di recedere dalla posizione perché «nell'accordo siglato nel 2013 non era previsto alcun esubero né licenziamento». Da Napoli, dove sta prendendo parte a un convegno della Cisl Campania sui Fondi Europei, la segretaria generale ricorda anche che «l'azienda ha avuto in Italia tanti contributi, svariati milioni per innovazione e ricerca. Non si viene nel nostro Paese per fare mano bassa e poi decidere di licenziare» incalza Furlan che insiste: «la decisione deve essere annullata. L'azienda deve sedersi al tavolo con il governo e riaprire la trattativa. Poletti ha letto male l'accordo che non ha mai previsto esuberi né licenziamenti», ha osservato la Furlan rispondendo ad una domanda sulle recenti dichiarazioni di Poletti. «Noi siamo pronti a trovare una soluzione lavorando (come per Fiat, ndr) sul fronte della flessibilità e della produttività ma sempre salvaguardando i posti di lavoro». In sostanza, Furlan è convinta che si possano trovare soluzioni «tranne quella che aumenta il numero dei disoccupati».

Cisl: Whirlpool iperscorretta verso l'Italia e i lavoratori
Per la segretaria della Cisl Campania Lina Lucci, la decisione della Whirlpool di licenziare gli 815 lavoratori dello stabilimento di Carinaro (Caserta) - su una cifra complessiva di 1.335 unità in Italia - rappresenta «l'ennesima strategia che penalizza il Sud». A margine di un convegno dell'organizzazione sindacale sull'uso dei Fondi Ue, Lucci giudica la multinazionale «non scorretta, di più» soprattutto considerando che in sede di confronto «abbiamo lavorato con loro per alleggerire il costo del lavoro. È una vergogna - insiste - prendere una simile decisione da un giorno all'altro ritirare la parola data. Carinaro è un ottimo presidio industriale del Sud».

Bentivogli (Fim-Cisl): Gli impegni devono essere rispettati
«Abbiamo rotto il tavolo di trattativa perché non aveva nessun senso riascoltare il piano industriale presentato il 16 aprile scorso contenete gli stessi elementi inaccettabili e con la premessa aziendale di nessuna disponibilità a modificarne gli elementi relativi alla chiusura dei siti e dei licenziamenti, dei quali tra l'altro i conti non dovrebbero essere completi in quanto c'è stata preannunciata un'ulteriore ridimensionamento dei lavoratori indiretti», spiega, in una nota, il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli precisando che «dall'incontro del 27 aprile con il ministro Guidi ci aspettiamo che ciò avvenga con gli impegni presi dal Presidente del Consiglio Renzi, sabato 18 aprile a Pompei». Secondo Bentivogli «il comportamento di Whirlpool non è accettabile, va rispettato l'accordo del 3 dicembre 2014 che l'azienda ben conosceva al momento dell'acquisto di Indesit e che non può considerare carta straccia e con esso i lavoratori da licenziare. Si rispettino gli impegni e torneremo a discutere ma per soluzioni che non lascino nessuno senza lavoro».

Zanocco (Fim-Cisl): E' il momento dei fatti concreti, non delle campagne elettorali
«Adesso non è più il momento della solidarietà pelosa, ma dei fatti concreti: non vogliamo che il dramma di centinaia di famiglie sia usato a fini elettoralistici locali o nazionali. Tutti a partire dalle istituzioni garanti il 3 dicembre 2013 del 'Piano Italia' devono produrre il massimo sforzo per impedire le chiusure di Carinaro, None e Albacina». Lo afferma, in una nota, il segretario generale della Fim-Cisl, Michele Zanocco, dopo la rottura della trattativa con la Whirlpool e la convicazione al Mise. «Riteniamo - aggiunge Zanocco - che se ci sarà un'opportunità di far cambiare idea alla multinazionale americana questo può avvenire con chi si è assunto impegni di continuità produttiva ed occupazionale per Indesit. E chi - sottolinea il sindacalista -, anche nel governo, dichiara inaccettabile la scelta di chiudere tre stabilimenti generando in modo intollerabile una situazione drammatica dal punto di vista sociale ed industriale nell'area casertana (che pagò un prezzo pesante nel piano Indesit con la chiusura dello stabilimento di Teverola) contribuendo ancora di più alla desertificazione industriale di quel territorio, che già conta il triste primato di avere un tasso di disoccupazione tra i più alti d'Italia e rischiando di lasciare alla malavita organizzata il futuro di centinaia di famiglie».

Capone (Ugl): Dobbiamo dimostrare che il nostro paese si sa difendere
«In un quadro di progressiva desertificazione industriale, contro la quale non esistono politiche mirate di contrasto, il mancato rispetto degli impegni sottoscritti dal gruppo Whirlpool non rappresenta solo un problema di metodo, ma soprattutto di merito, perché cancella interi stabilimenti e posti di lavoro. Ben venga dunque l'immediata convocazione del tavolo al Mise, ma in questa nuova fase della vertenza il governo non può limitarsi a ruolo di mediatore o di garante», dichiara anche, in una nota, il segretario generale dell'Ugl, Francesco Paolo Capone, in merito alla rottura del tavolo di trattativa con l'azienda da parte delle organizzazioni sindacali e alla convocazione da parte del governo di un nuovo tavolo per il prossimo lunedì 27 aprile. Per Capone «oggi, ma non solo, le organizzazioni sindacali hanno dimostrato di essere l'unico argine esistente contro una pericolosa deriva che in questo caso colpisce la tenuta dei livelli occupazionali e soprattutto il Sud, territorio già devastato dalla crisi e dall'abbandono dei governi. C'è bisogno - conclude Capone - di far capire a chi opera e a chi intende investire in Italia, che il nostro Paese sa fare squadra a tutti i livelli nella buona e nella cattiva sorte o, detto in altre parole, che si sa difendere. E sempre in quest'ottica sarebbe utile una battaglia comune tra tutte le organizzazioni sindacali».