Confartigianato approva la Manovra ma chiede un nuovo patto con lo Stato
Imprese strette tra il caro energia e una pressione fiscale elevata: «Si incentivi chi scommette sul proprio futuro: chi apre una nuova azienda e ancor di più chi decide di assumere»
Confartigianato approva la Manovra appena varata dal Governo, anche se le misure potrebbero non essere sufficienti, chiedendo un nuovo patto di fiducia tra lo Stato e le imprese, strette sempre più tra il caro energia e la pressione fiscale. L'assemblea annuale della confederazione degli artigiani è stata l'occasione per chiedere alla premier Giorgia Meloni, attenzione verso le piccole e piccolissime imprese, rimuovendo gli ostacoli «che troppo spesso mortificano il nostro talento e le nostre ambizioni».
«Oggi siamo qui - ha detto il presidente Marco Granelli nella sua relazione all'assemblea - per offrire la nostra forza di 'costruttori di futuro', anche per le nuove generazioni, confidando in un nuovo patto di fiducia tra lo Stato e le imprese, per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese».
Per il presidente di Confartigianato infatti «gli appesantimenti amministrativi in materia di lavoro si sommano alla Torre di Babele della legislazione fiscale: secondo la Banca Mondiale per tempi e procedure per pagare le tasse, nel 2020, l'Italia si colloca al 128esimo posto, ultima tra i 27 paesi dell'Unione europea. È difficile pagare le imposte ed è facile incorrere in errori. Inoltre il livello di tassazione è troppo elevato: la pressione fiscale nel 2022 è pari al 43,8% del Pil, in aumento di 0,4 punti rispetto al 2021 e il carico fiscale che grava su cittadini ed imprese è superiore di 1,9 punti rispetto alla media dell'Eurozona. In pratica, il prossimo anno pagheremo 42,2 miliardi di maggiori tasse, pari a 711 euro pro capite. Con questo divario, con questa zavorra è difficile per noi competere sui mercati internazionali».
«Seppur in una difficile situazione di finanza pubblica - ha aggiunto -, vanno quindi indirizzate risorse a riduzione della pressione fiscale che grava su tutte le forme di lavoro anche mediante l'armonizzazione e la parificazione delle detrazioni spettanti in relazione alle diverse tipologie di reddito. Si incentivi, inoltre, chi scommette sul proprio futuro: chi apre una nuova azienda e ancor di più chi decide di assumere, creando, quindi, valore non solo per sé stesso ma anche per i propri dipendenti».
«Le imprese, in questo difficile momento - ha proseguito -, hanno bisogno di avvertire il fisco come lo strumento con cui lo Stato garantisce servizi di qualità ai propri cittadini e solidarietà nei confronti dei più deboli e non come un nemico da cui difendersi. Auspichiamo in questo senso la ripresa di un tavolo di confronto sull'avvìo della riforma fiscale».
Su tale contesto pesa anche il caro energia, che, per le piccole e piccolissime imprese quest'anno costa 24 miliardi in più. «Un impatto enorme - ha proseguito Granelli -. Ma questo non impedisce alla micro-piccola impresa di essere motore dello sviluppo del Paese, nonostante sia addirittura considerata da alcuni la principale causa dei mali dell'economia italiana».
Sul fronte del lavoro, Confartigianato chiede di smetterla con gli approcci ideologici, rimettendolo al centro dell'azione politica, puntando sull'apprendistato «che deve diventare il principale canale di accesso dei giovani nel mondo del lavoro, perché non è un contratto come gli altri, ma consente al giovane di crescere e formarsi in contesti nei quali la trasmissione del sapere non avviene in maniera statica».
«Crediamo nell'alternanza scuola lavoro - ha proseguito Granelli -; nell'istruzione professionalizzante - sulla quale occorre un approccio nuovo che la renda non discriminatoria -; in politiche attive moderne ed efficaci che partano dai reali fabbisogni delle imprese».
Infine la confederazione chiede al Governo di trovare una soluzione a quelle imprese che hanno concesso lo sconto in fattura sui bonus edilizi. «A nostro parere - ha proseguito Granelli -, occorre: rendere più flessibile l'impiego dei crediti; aumentare la capacità fiscale delle banche, concedendo la possibilità di utilizzare compensazioni; valutare la possibilità di prevedere un 'compratore di ultima istanza', a controllo pubblico. Ne va della sopravvivenza di molte imprese. Il tema dei bonus in edilizia è per noi centrale perché garantisce uno sviluppo duraturo del Paese, perciò condividiamo la necessità che si apra un confronto costruttivo sul futuro della misura. E come diceva mio nonno, saggio artigiano - ha concluso -: 'Quando girano le gru, gira il Paese'».
(con fonte Askanews)
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