9 settembre 2024
Aggiornato 08:00
Mosca ha firmato con l'Egitto per una centrale atomica

Nell'intesa fra Putin e il Cairo rispunta il nucleare

La richiesta di cooperazione in campo energetico è arrivata dal presidente egiziano Addel-Fattah al-Sisi, durante l'incontro con il suo omologo russo. E' stato rispolverato il progetto per costruire un impianto da 4mila megawatt a El-Dabaa sulla costa mediterranea del Paese. Il primo accordo con Mosca risale al 2008

IL CAIRO – Egitto e Russia hanno raggiunto l'ennesima intesa per la costruzione di una centrale nucleare nel Paese nord africano. Il nuovo accordo segue quelli naufragati nel 2008, quando al potere c'era ancora il rais Hosni Mubarak, e nel 2013, quando al Cairo governava Mohamed Morsi.

DA MUBARACK AD AL SISI, IL PROGETTO RESISTE - La richiesta di cooperazione in campo atomico è arrivata dal presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi, durante l'incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin al Cairo. Sisi ha espresso fiducia che la Russia parteciperà al progetto di costruzione dell'impianto El-Dabaa. «Ci auguriamo che i nostri amici russi ci aiutino nella costruzione di questa centrale, come è stato fatto negli anni '50 e '60 del secolo scorso», ha detto il presidente egiziano, secondo quanto riportato da Ria Novosti. Il progetto per la realizzazione di una centrale nucleare a El-Dabaa sulla costa mediterranea del Paese, era stato presentato pubblicamente dall'allora governo egiziano nel 2006. Mubarack aveva detto di voler costruire l'impianto in una decina d'anni per supplire alla crescente domanda di energia elettrica dell'Egitto (+7% all'anno) e per desalinizzare l'acqua marina. Il ministro dell'Energia dell'epoca, Hassan Younes aveva spiegato che il complesso sarebbe stato da mille megawatt e che sarebbe costato 1,5 miliardi di dollari. Per la sua realizzazione il Paese aveva aperto le sue porte agli investitori stranieri e nel 2008 era stata raggiunta un'intesa con la russa Rosatom. Quell'anno era stato firmata la partnership fra il numero uno dell'agenzia per l'energia atomica russa, Sergei Kiriyenko, e il ministro dell'Energia egiziano Younes, durante una visita del presidente dell'Egitto Mubarack a Mosca. La scelta del sito invece era stata fatta nel 1983, sette anni dopo la creazione dell'Autorità per l'energia atomica egiziana (1976). Nel 1986 però, a causa dell'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl (in Ucraina), le autorità del Cairo avevano deciso di accantonare i loro programmi per l'arricchimento dell'uranio.

IL RILANCIO SOTTO I FRATELLI MUSULMANI - Con le «primavere arabe» del 2010 però, anche l'Egitto è stato sconvolto da moti rivoluzionari che hanno portato alla destituzione di Mubarack. Con la caduta del rais e l'Egitto in pieno caos, è saltato il piano di appalti per la centrale di El-Dabaa. Questo è stato ripreso nel 2013 dal nuovo presidente, Mohamed Morsi, che ha rilanciato il progetto proponendo la realizzazione di una centrale da 4mila megawatt, con il primo reattore in funzione entro il 2020. Nonostante Morsi, espressione del movimento politico dei Fratelli musulmani, sia stato deposto da un colpo di Stato militare che ha visto la salita al potere dell'attuale presidente al-Sisi, il progetto per la centrale di El-Dabaa è rimasto quello del 2013.

LA STORIA DEL NUCLEARE EGIZIANO - Per quanto riguarda l'intenzione dell'Egitto di dotarsi di energia nucleare, è un'idea che il Cairo ha accarezzato dal 1954. Nel 1961 il dittatore Gamal Abd el-Nasser, salito al potere dopo il colpo di Stato militare del 1952, ha inaugurato il primo reattore nucleare sperimentale acquistato dall'Unione sovietica ad Anshas, sul Delta del Nilo. Da allora però, almeno fino ai primi anni '90, il Cairo ha dovuto rinunciare alle proprie ambizioni nucleari a causa delle guerre in cui il Paese è stato impegnato contro Israele (1967) e dal fatto di aver firmato il Trattato di non proliferazione nucleare nel 1968. Nel 1992 l'Egitto ha potuto inaugurare il suo secondo impianto nucleare, a scopo di ricerca, ad Inshas a 60 chilometri dalla capitale. La centrale, realizzata dall'argentina Invap, ha potuto funzionare fino al 1997 anno in cui è arrivato l'ultimo rifornimento di uranio impoverito importato dalla Russia. Da allora il programma nucleare egiziano è andato «in sonno», anche se nel 2005 l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha accusato il Paese di non «fornire informazioni sulle proprie strutture nucleari e sul materiale radioattivo». Nelle sue conclusioni l'Aiea ha spiegato che l'Egitto ha sì continuato a mantenere in vita un programma nucleare sperimentale, ma che questo non ha puntato allo sviluppo di armi nucleari e che non si è arricchito uranio.