Putin in Egitto, un eroe dei nostri tempi
Accolto come un re, il capo del Cremlino ha rafforzato i suoi legami con Sisi e ha dato un segnale forte all'Occidente: il suo potere non vacilla affatto, anzi. Al di là dell'Europa c'è chi fa di tutto per accaparrarsi il suo appoggio
IL CAIRO - Non c'è che dire: il viaggio al Cairo del presidente russo Vladimir Putin conferma ancora una volta quanto in questo momento sia elevata la sua popolarità. Almeno fuori dai confini europei. Per le strade della capitale egiziana il capo del Cremlino è stato accolto con un calorosissimo benvenuto: manifesti con la sua gigantografia ovunque, colpi di cannone, una parata militare degna dei più grandi, con tanto di ufficiali a cavallo durante il suo ingresso al palazzo di Qasr El-Qobba, e la stampa locale a definirlo un «eroe dei nostri tempi» e ad esaltare la sua «intelligenza esplosiva». E Vladimir il russo cosa porta come presente al suo omologo Abdel Fattah al-Sisi? Niente meno che un Kalashnikov. Altro simbolo, esplicito, del potere della forza. E, anche, della forza del potere.
COSA HANNO DECISO PUTIN E SISI - L'obiettivo del viaggio di Putin in Egitto è chiaro: rafforzare i legami tra i due Paesi e, non da meno, mostrare al mondo che le sanzioni occidentali imposte a Mosca per le sue azioni in Ucraina non hanno ridotto affatto la sua influenza a livello geopolitico. Dopo la due giorni di colloqui Putin e Sisi hanno annunciato la creazione di un'area di libero scambio tra i loro Paesi, una zona industriale russa nei pressi del Canale di Suez e l'aiuto di Mosca per la costruzione della prima centrale nucleare egiziana. Insomma, un ulteriore passo avanti in una partnership economica sempre più forte. Nel 2014 gli scambi commerciali tra i due Paesi sono ammontati a 4,5 miliardi di dollari, l'80% in più rispetto all'anno prima. Non solo: l'accordo offre all'Egitto, primo Paese non ex-sovietico, la possibilità di stabilire legami commerciali con gli altri membri dell'Unione eurasiatica: Armenia, Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan. I due sarebbero anche vicini alla firma di un accordo per la fornitura al Cairo di armi per un valore di 3,5 miliardi di dollari. Altra mossa in funzione anti-americana, dopo la decisione di Obama, all'indomani della repressione di Morsi e dei suoi alleati, di sospendere alcune forniture.
EGITTO: BYE-BYE AMERICA? - Cosa sta succedendo dunque all'Egitto fido alleato storico di Washington? Sisi vuole mostrare al mondo che non è del tutto in debito con l'America, che per decenni ha fornito al suo Paese miliardi in aiuti militari. E dunque, lentamente, sta tessendo legami altrove. Mosca e il Cairo vogliono rafforzarsi reciprocamente nella lotta contro l'estremismo islamico, in nome della sicurezza: la Russia vuole fermare il terrorismo in Cecenia e nelle regioni del Caucaso, l'Egitto deve tenere a bada alcune cellule di al Qaeda concentrate nella zona del Sinai.
VITTORIA O NO? - L'accordo di libero scambio è senz'altro una vittoria politica per Putin e Sisi, resta invece da vedere se lo sarà davvero anche dal punto di vista economico. L'Unione eurasiatica deve fare i conti con il calo dei prezzi del petrolio e un rublo in caduta libera e deve stare molto attenta ad evitare pericolose crepe all'interno del suo blocco.