19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Sicurezza alimentare

Pomodoro OGM, scoperto in Europa ma mangiato solo negli Stati Uniti

Dopo oltre 12 anni di ricerche e sperimentazioni condotte e finanziate dall'Europa, un pomodoro viola geneticamente modificato, che promette proprietà anti infiammatorie e di prevenzione dei tumori, rischia di apportare i suoi benefici solo ai consumatori americani

ROMA - Dopo oltre 12 anni di ricerche e sperimentazioni condotte e finanziate dall'Europa, un pomodoro viola geneticamente modificato, che promette proprietà anti infiammatorie e di prevenzione dei tumori, rischia di apportare i suoi benefici solo ai consumatori americani. Paradossalmente proprio gli europei che lo hanno inventato ne resterebbero esclusi: «è lo scenario più probabile - spiega a TM News Eugenio Butelli, biologo molecolare che fin dall'inizio ha seguito il progetto al John Innes Centre in Gran Bretagna - Un pomodoro sviluppato in Europa, coltivato in Canada e venduto negli Usa».

Il pomodoro viola è stato creano mediante l'innesto di geni di un fiore, il boccadileone, che consente la sintesi di alcune sostanze, le antocianine, che conferiscono colorazioni rosso violacee a diversi tipi di frutti e ortaggi. Sostanze che hanno appunto proprietà ritenute anti infiammatorie e di prevenzione dei tumori. Inoltre il pomodoro Ogm mostra una maggiore resistenza al deterioramento: in pratica ci mette più tempo a marcire, con tutte le implicazioni che questo potrebbe avere sul suo commercio. Si tratta di uno dei vari progetti portati avanti in questo centro di ricerche sovvenzionato dallo Stato britannico. Era partito nel 2002 «con l'idea di essere uno strumento di ricerca per la prevenzione delle malattie umane», prosegue Butelli, trapiantato da oltre 15 anni nel Regno proprio per fare ricerca.

«In questi oltre dieci anni siamo sempre andati avanti grazie a finanziamenti dell'Ue», che sulla ricerca degli Ogm ha un atteggiamento più aperto di quello che ha poi sul loro utilizzo commerciale. Perché sul versante dell'uso pratico e della coltivazione le regole comunitarie sugli Ogm sono ben più restrittive che negli altri paesi avanzati e in paesi emergenti come il Brasile, e di fatto vedono le autorizzazioni bloccate da circa un decennio. Di ieri una levata di scudi della maggioranza dei paesi Ue contro i propositi della Commissione di dare via libera ad un nuovo mais transgenico. Ma proprio attorno a questo «mais 1507» si assiste ad una significativa incrinatura del fronte del no agli Ogm.

Ad ogni modo la ricerca sul pomodoro viola intanto è andata avanti e ha finito per coinvolgere anche vari gruppi e enti italiani, tra cui l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano e l'Università Cattolica di Campobasso. «Noi forniamo i pomodori e loro fanno la sperimentazione su cavie», prosegue il ricercatore.

Ma già per provvedere ai quantitativi necessari ai test sono sorti i primi problemi. Perché a Norwich «abbiamo le nostre serre, ma per produrre un quantitativo sufficiente ci voleva un approccio industriale e in Europa non era possibile». Così, ed è la notizia di un paio di settimane fa, il pomodoro viola è stato coltivato in Canada e qualche migliaio di litri è stato poi inviato in Gb e in Europa per la sperimentazione su volontari umani. «Alcuni esperimenti sui topi sono stati invece eseguiti a Milano».

In parallelo, altre sperimentazioni vengono condotte su arance comuni e rosse. Queste ultime, coltivate e analizzate in Sicilia, a loro volta contengono le antocianine presenti nel pomodoro viola, ma non essendo modificate geneticamente non pongono gli stessi tipi di problemi sulla produzione e la sperimentazione. In questo caso i test possono essere eseguiti anche su «cavie» umane. p>

OrOra dal John Innes Center verrà scorporata una società con lo scopo di puntare alla commercializzazione effettiva del pomodoro viola. Ma non certo in Europa: negli Usa. «A quel che mi risulta - Butelli precisa di occuparsi solo di ricerca - l'idea, forse un po' ottimistica, è di riuscire in 2 o 3 anni ad arrivare alle vendite, magari online». Certo, se si riuscisse ad ottener la commercializzazione oltre Atlantico forse sarebbe più facile in futuro sperare in quella in Europa. Intanto «lo scenario più probabile è questo: un pomodoro sviluppato in Europa, coltivato in Canada e venduto negli Usa».

Pur non essendo coinvolte sul pomodoro viola, ora molte multinazionali guardano con grande interesse alla vicenda, sperando che possa diventare una specie di apripista per sdoganare in Europa un maggior uso di coltivazioni geneticamente modificate. «Ci sono forti pressioni da una parte e dell'altra.
C'è una battaglia ideologica che va avanti da 20 anni di cui noi ricercatori facciamo le spese»
. Da un lato le posizioni intransigenti di ambientalisti e di molte associazioni di agricoltori, dall'altro gli interessi di multinazionali specializzate sulle colture transgeniche. «Io mi occupo solo di ricerca ma noto che il risultato di queste norme severe è che queste tecnologie sono sempre più nelle mani dei privati».

Da rilevare tuttavia le divisioni che si sono create in Europa e anche in Italia sulla recentissima vicenda del mais 1507. Ieri la maggioranza dei paesi Ue, tra cui l'Italia, si sono espressi contro i propositi della Commissione di autorizzare il nuovo cereale Ogm. Tuttavia su 27 paesi 5 erano all'opposto favorevoli - Spagna, Regno Unito, Finlandia, Estonia e Svezia - e altri quattro si sono astenuti. Ieri dopo un accesso dibattito al Consiglio Affari generali dell'Ue la patata bollente è rimasta nelle mani della Commissione. Non essendoci l'opposizione della maggioranza qualificata dei paesi toccherà a Bruxelles pendere la decisione se autorizzare o no il mais Ogm, ma sarebbe una decisione contraria all'orientamento maggioritario comunque emerso.

Intanto sulla questione in Italia si assiste a posizioni divergenti di alcune delle maggiori associazioni di agricoltori.
Coldiretti e Cia si sono espresse chiaramente contro lo sdoganamento del nuovo mais Ogm, affermando tra l'altro che la maggioranza dei cittadini, sia europei che italiani sono contrari ai prodotti geneticamente modificati. Tuttavia in precedenza Confagricoltura aveva affermato il mondo agricolo non è unanime su questo punto, in particolare proprio sul mais 1507. E nei giorni scorsi manifestazioni in tal senso, con un certo rilievo mediatico, sono state portate avanti dal numero uno della Confagri di Mantova.