Berlusconi insiste sul Milan, ma parla sempre dell’argomento sbagliato
Come accade ormai da anni, nel periodo delle elezioni l’ex premier imperversa con le sue considerazioni sul Milan. I tifosi però vorrebbero altre informazioni.

MILANO - E per la serie «E non ci vogliono stare» ecco a voi la milionesima puntata della telenovela «Berlusconi e le due punte», struggente epopea calcistica dedicata al presidente più vincente della storia del calcio e della sua ossessione per l’attacco con due terminali più un trequartista. Una neverending story iniziata ai tempi in cui sulla panchina del Milan c’era un certo Carletto Ancelotti che vinceva ovunque, ma con l’albero di Natale, modulo di gioco non gradito all’imperatore di Arcore. Già da allora ogni occasione era buona per rimbrotti, accuse, inviti più o meno ufficiali rivolti al tecnico di Reggiolo, il quale con la sua solita flemmatica eleganza rispondeva alzando il sopracciglio, sorridendo e continuando a vincere ad ogni latitudine con il 4-3-2-1.
Destino comune
Miglior sorte non è toccata a tutti coloro che sono arrivati dopo di Ancelotti. da Leonardo a Montella, passando per Allegri, Seedorf, Inzaghi e Mihajlovic, tutti bacchettati puntualmente dalle frequenti ramanzine del presidentissimo. Brocchi no perchè era il pupillo presidenziale e nel sul breve interregno sulla panchina rossonera ha fatto tutto quello che chiedeva Silvio Berlusconi.
Chi sperava vivamente di evitare i rimbrotti dell’ex numero uno del Milan è il neo allenatore rossonero Gattuso. Insediatosi a Milanello da poche settimane, era stato indottrinato ben bene dall’ex manager dell’Edilnord su tutto quello che avrebbe dovuto fare una volta a capo dello staff tecnico. Peccato che il buon Gennarino, piedi grossi e cervello fino, si è ben guardato dall’eseguire gli «ordini» presidenziali e dopo alcuni tentativi fuori misura è tornato al 4-3-3 ben noto a tutti.
Lo sfogo
Apriti cielo. Sono bastate un paio di battute d’arresto, l’ultima a Verona decisamente dolorosa, oltre al pieno fermento mediatico da campagna elettorale, per scatenare l’ira funesta del prode Berlusconi: «Sono l’ex presidente ma resto un grande tifoso del Milan - le parole dell’ex presidente rossonero a Premium Sport -. Sento un forte dolore, a volte non riesco quasi a vedere tutta la partita perché non sono d’accordo su alcuni giocatori e sul modulo. Il sistema che ci ha portato a tanti successi non deve essere dimenticato, cioè quello con le due punte in avanti. Una di queste dovrebbe essere Suso, mentre Bonaventura dovrebbe giocare alla Kakà dietro le punte, e non è nemmeno troppo inferiore a Ricardo. Con il modulo attuale invece, i nostri due fuoriclasse Suso e Jack, a cui va aggiunto un terzo fuoriclasse che abbiamo, cioè Donnarumma, sono destinati a fare le ali, praticamente esiliati, e sono troppo lontani dalla porta».
Non si va da nessuna parte
E alla fine la stoccata conclusiva, da prendere e portare a casa: «Ho fatto esaminare tutte le partite della scorsa stagione ad un amico ed è emerso che nessun cross è stato preso dalla nostra unica punta, dominata sempre da due centrali avversari, che fosse Bacca o Lapadula (avessi detto Van Basten o Weah ndr.). Con questo modulo, ci sono state partite in cui non abbiamo mai tirato in porta per tempi interi. Le ali devono farle i nostri terzini, come succedeva con Sacchi, così in area ci sono poi almeno tre giocatori ad aspettare i cross. Ho parlato con lui, Ancelotti e Capello e tutti concordano con questa disamina: possibile che gli allenatori invece non lo capiscano? Mi auguro che questa volta questo consiglio venga preso in considerazione, è così che sono diventato il presidente più vincente della storia. A Gattuso faccio il mio grande in bocca al lupo, ma con il modulo ad una punta non si va da nessuna parte».
Argomento sbagliato
Saranno contenti i tifosi milanisti. Non hanno fatto in tempo a riporre le bottiglie di champagne utilizzate per brindare all’addio di Berlusconi, che eccolo di nuovo lì, a pontificare quotidianamente su quella che una volta era la sua creatura, portata in cima al mondo per un buon ventennio e poi lasciata appassire con deprecabile distacco e imperdonabile disaffezione per un lungo quinquennio.
Oltre alla più grave delle colpe, aver ceduto la società ad una nuova proprietà di cui si continua a sapere ben poco e che sta conducendo quello che una volta era il club più titolato al mondo sull’orlo del baratro. Invece di offrire pareri non richiesti su questioni tecniche non di sua competenza, ci spieghi Berlusconi sulla base di quali incartamenti ha ritenuto il nuovo proprietario Yonghong Li un imprenditore ricco e affidabile, all'altezza di riportare il Milan in cima al mondo. Allora si che lo staremo a sentire.
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