30 marzo 2023
Aggiornato 17:30
Formula 1

Tre motori per tutto il 2018: la Ferrari dice sì, ma rischia grosso

Cala il numero di propulsori concessi dal regolamento nel prossimo Mondiale. La Rossa è l'unica (con la rivale Mercedes) ad essere d'accordo: eppure ha perso il titolo proprio per l'affidabilità...

Le due Ferrari di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen ai box di Abu Dhabi
Le due Ferrari di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen ai box di Abu Dhabi Foto: Ferrari

ABU DHABI – Arriva la stretta sull'affidabilità dei motori: a partire dal Mondiale 2018 non saranno infatti più quattro, ma solo tre i propulsori che ogni pilota dovrà farsi bastare per l'intera stagione (che peraltro comprenderà un Gran Premio in più). La Federazione internazionale dell'automobile è convinta su questo punto, messo nero su bianco fin dal 2013, quando fu introdotto il regolamento dei V6 ibridi, e dunque si dice intenzionata ad andare avanti per la sua strada: «Alcuni ci avevano suggerito addirittura di utilizzare una sola power unit per tutto l'anno – ribatte il presidente federale Jean Todt – La decisione sui tre motori è presa, e per tornare a quattro ci servirebbe l'accordo unanime di tutti i team, che però al momento non c'è. Quindi restiamo con tre».

La rivolta dei piccoli
Peccato che molte squadre, soprattutto quelle minori, non abbiano accolto proprio bene questo ulteriore giro di vite. «Per me questo vuol dire spingersi troppo oltre, non è più Formula 1 – tuona il team principal della McLaren, Eric Boullier, al sito specializzato internazionale Motorsport – Non dico che ci servono dodici motori a Gran Premio come accadeva vent'anni fa. Ma con tre propulsori a stagione, dove finisce la tecnologia? Per non parlare dei costi: invece di diminuire, così aumentano perché i costruttori sono costretti a spendere per migliorare l'affidabilità». Già sul finale di questo campionato, infatti, i motoristi meno blasonati hanno dimostrato di fare una gran fatica a rientrare nel limite di quattro unità. Con il risultato che sono fioccate quelle penalità in griglia di partenza che lo stesso Ross Brawn, responsabile tecnico dei nuovi proprietari della F1, ha definito complicate e «farsesche». «Non solo la Honda (che fornisce la sua McLaren, ndr) ma anche la Renault (che la equipaggerà dall'anno prossimo, ndr) ne sono state vittima e questo non è positivo per lo sport – prosegue Boullier – Dovremmo essere più sensati e comprendere che siamo arrivati al limite. Ma ci servirebbe una decisione all'unanimità, mentre i costruttori non sono tutti d'accordo».

La Ferrari ci sta
Lo dimostra quanto si sia alzata la tensione tra i top team intorno a questa nuova regola. «Per me è da matti – ha sbottato il team principal della Red Bull, Christian Horner, alla tv inglese Channel 4 – Abbiamo appena completato questa stagione e ci sono serviti sei motori. Scendere a tre l'anno prossimo con più gare è pura follia, ad essere onesto. La realtà è che non ci fa risparmiare denaro, e queste penalità sulla griglia non piacciono a nessuno: pensate se decidessero il prossimo campionato all'ultima gara. Ovviamente nessuno vuol fare lievitare i costi in modo dissennato, ma cinque motori per un calendario di 21 gare per me sarebbe un numero più logico e sensato». A lui ribatte con forza l'omologo della Mercedes, Toto Wolff: «Se è da matti, non avrebbero dovuto spingere per far calare i costi dei fornitori. Questa è stata la conseguenza della loro richiesta: altrimenti saremmo rimasti a quattro motori, e a noi andava benissimo». Alla fine, ancora una volta ha prevalso la posizione della strana coppia Mercedes-Ferrari, che ha preferito andare avanti con la riduzione a tre motori. Un'alleanza tra i duellanti per il Mondiale e grandi rivali che, per quanto innaturale, sta finendo per condizionare il regolamento futuro della Formula 1. Con il rischio, nemmeno troppo remoto, che questo nulla osta del Cavallino rampante finisca per ritorcerglisi contro: non dimentichiamo che sono stati proprio i ripetuti guai di affidabilità, quest'anno, a costarle il titolo iridato...