Honda si infuria con Ducati: «Su di noi raccontano bugie»
Non si placa la polemica sul divieto delle alette a partire dal prossimo Mondiale di MotoGP. La casa italiana sostiene che sia stato voluto per penalizzarla, quella giapponese rimpalla la colpa alla Rossa di Borgo Panigale
ROMA – Alle tante guerre già scoppiate tra piloti e squadre in questo infuocato 2016 della MotoGP se ne aggiunge oggi una nuova: quella tra Honda e Ducati. L'oggetto del contendere sono le ormai famigerate alette, introdotte alla Ducati l'anno scorso con l'obiettivo di migliorare l'aerodinamica delle moto. Evidentemente con successo, anche troppo, se è vero che tutti i costruttori rivali, chi prima e chi dopo, le hanno scopiazzate. Ma dalla prossima stagione la pacchia finirà: la Federazione, infatti, ha imposto la proibizione di questi profili aerodinamici a partire dal 2017. E proprio la Ducati, che in quanto pioniera aveva anche raggiunto il maggior livello di sofisticazione nella ricerca, ha accolto la decisione con una polemica: il motivo, sostenne il direttore generale Gigi Dall'Igna in una conferenza stampa a Brno nell'agosto scorso, non era veramente riconducibile alla sicurezza, ma solo alla volontà dei giapponesi di azzoppare la competitività della Rossa di Borgo Panigale.
Di chi è la colpa?
Accuse a cui oggi, pur con un certo ritardo, decide di rispondere il vicepresidente di Honda Hrc, Shuhei Nakamoto, rinviando la palla sul campo della casa italiana. Se è scattato il divieto, sostiene l'ingegnere giapponese, è perché la Ducati si è rifiutata di sedersi a un tavolo con i rivali e ridisegnare le sue alette per renderle più sicure: «L'impressione che ha lasciato è che le ali siano state proibite perché la Honda si è opposta, ma questo non è vero – ha dichiarato Nakamoto alla rivista Sport Rider – Se non ci saranno le ali a partire dal 2017 è solo colpa della Ducati. Loro sospettano che dietro a questo divieto ci sia la Honda, che noi abbiamo condotto una campagna contro le alette per punire un presunto vantaggio aerodinamico della Ducati, ma questa è una bugia completa». Il boss sportivo della Honda, infatti, sostiene che l'associazione dei costruttori, la Msma, incaricò tutte le case di studiare un modo per ridurre i timori di sicurezza sulle alette: Honda, Yamaha e Suzuki hanno partecipato, la Ducati si è rifiutata. «Loro hanno risposto di no a tutto – prosegue – Tutti i costruttori giapponesi erano d'accordo e anche la Aprilia, per certi versi. Ma la Ducati non voleva discutere la questione. O si faceva a modo loro o niente». Lo scontro tra Ducati e Honda, insomma, sembra ormai esploso, non solo in pista ma anche fuori. Segno che la Desmosedici, che l'anno prossimo sarà guidata anche da un tre volte campione del mondo come Jorge Lorenzo, inizia davvero a far paura anche ai leader del Mondiale?
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