19 gennaio 2025
Aggiornato 23:00
Uno sguardo alle statistiche del Motomondiale

Valentino Rossi può rimontare? La storia dice di sì

Il Dottore non è mai riuscito a vincere il titolo negli anni in cui ha subìto tre ritiri, come questo 2016. Ma negli annali c'è un precedente: il 1998, quando questa impresa riuscì a Mick Doohan. Un campione molto simile a lui

Valentino Rossi con la sua Yamaha M1 nel box
Valentino Rossi con la sua Yamaha M1 nel box Foto: Michelin

ROMA – La caduta in Texas. La rottura del motore in casa al Mugello. Infine, la scivolata di Assen. Sono questi i tre ritiri che segnano pesantemente la stagione di Valentino Rossi. E che gli costano, ad oggi, le famose 42 lunghezze di divario nei confronti di Marc Marquez, il quale al contrario è arrivato a punti in tutti e otto i Gran Premi disputati finora. Tre «zeri» in classifica sono un handicap insolito, per il Dottore, che l'anno scorso arrivò al traguardo in tutte le gare e quello prima registrò un solo abbandono (l'ultima occasione in cui dovette alzare bandiera bianca per tre volte in una stagione fu il 2011, il suo annus horribilis in Ducati). Insolito quanto importante: in carriera, infatti, il campione di Tavullia non è mai riuscito a vincere il campionato del mondo nelle stagioni in cui ha accumulato tre ritiri. Gli accadde nel 2000 (quando trionfò Kenny Roberts Jr), nel 2006 (battuto da Nicky Hayden) e nel 2007 (a vantaggio di Casey Stoner).

Alla faccia dei tre ritiri
A prima vista, insomma, le statistiche sembrerebbero lasciare poche speranze alla rimonta del pilota della Yamaha. Ma, a ben guardare, l'impresa che sta tentando il nove volte iridato non è unica nella storia. Torniamo con la memoria a diciotto anni fa. All'epoca era l'australiano Mick Doohan a trovarsi in una situazione simile a quella che oggi vive Rossi: nelle precedenti tre stagioni aveva accumulato in tutto tre ritiri, esattamente lo stesso numero che registrò in quella sola stagione 1998. Anche la bandiera della Honda all'epoca era all'apice della sua carriera (aveva già vinto quattro titoli consecutivi nella classe regina) e si trovava contro avversari più giovani come Alex Criville e il debuttante Max Biaggi. Eppure, nonostante le cose si fossero messe male, Doohan riuscì a concretizzare quello che sembrava impossibile: con otto vittorie e tre secondi posti, portò a casa il suo quinto Mondiale di fila in 500. Una striscia così lunga di trionfi iridati da essere riuscita solo ad altri due uomini: Giacomo Agostini e Rossi, appunto.

Così diversi, così uguali
Ma i punti di contatto tra il Mick Doohan del 1998 e il Valentino Rossi del 2016 non si fermano qui: c'è infatti un altro filo rosso che lega la carriera dei due campioni. Quando, nel 1999, l'australiano fu costretto ad appendere il casco al chiodo a causa del terribile incidente di Jerez in cui si fratturò la gamba, fu proprio il giovane pesarese ad ingaggiare la sua squadra per l'anno successivo, quando avrebbe debuttato nella massima categoria del Motomondiale. Era il team di Jeremy Burgess, che sarebbe rimasto suo capotecnico fino a un paio d'anni fa, e della maggior parte degli uomini che ancora oggi lavorano fianco a fianco con lui. Oggi, diciotto anni dopo, riuscirà Valentino Rossi a ripetere la grande impresa di Mick Doohan? Sentiamo che cosa ne pensa lo stesso Doohan, oggi 51enne: «Rossi è sulla scena da un bel po’ di tempo – ha dichiarato alla francese Auto Scout 24 – e sono sbalordito dal fatto che trovi ancora l’energia e la motivazione per continuare a lottare per il titolo. Penso che sia uno spettacolo vederlo». E, se lo dice lui...