Milan, ora Mihajlovic è con le spalle al muro
Il presidente Berlusconi è sempre più irritato dalle prestazioni del Milan targato Mihajlovic. Al cospetto di una Juventus tutt’altro che irresistibile, i rossoneri rinunciano a giocare e alla fine incassano la quinta sconfitta in 13 partite. Altro che «strana atmosfera attorno al Milan», il tecnico dovrebbe preoccuparsi di quella in campo.
MILANO - «Quando si vince si parla, quando si perde si sta zitti». Le parole di un Silvio Berlusconi sempre più insofferente arrivano sferzanti sul volto del tecnico Mihajlovic e lo inchiodano irrimediabilmente alle sue responsabilità. Il Milan subisce la quinta sconfitta in 13 partite, non proprio un ruolino di marcia gratificante per una squadra costruita con un gran dispendio di energie (quasi 90 milioni spesi con discutibile oculatezza dal potentissimo Galliani) e con ambizioni almeno da Champions League.
Alla vigilia di quello che si annunciava come il big match di giornata e che invece ha rappresentato la cartina di tornasole del momento sconfortante delle due squadre, una partita noiosa e deprimente come poche volte si era visto nell’ultracentenaria storia dei due club, il dubbio amletico che volteggiava nell’area pulita di Milanello era il solito: quale sarà il vero Milan, quello della bella e rotonda vittoria a Roma contro la Lazio oppure quello lento, impacciato e accartocciato su sé stesso di quasi tutte le altre giornate?
L’illusione dell’Olimpico
La risposta è stata inequivocabile, quella rossonera è una squadra involuta, triste, depressa, strutturalmente ingrigita dai tanti anni di delusioni; sorretta finora dal talento di alcuni suoi calciatori (Romagnoli, Bonaventura, Bacca, lo stesso baby Donnarumma), ma tatticamente mal guidata dal nuovo tecnico Sinisa Mihajlovic, anche lui vittima delle sue insicurezze e rivelatosi incapace di regalare un gioco ad un manipolo scombinato di calciatori allo sbando.
Curioso che, malgrado gli evidenti errori di gestione dell’allenatore serbo, tantissimi tifosi milanisti continuino a difenderlo, evidentemente sedotti dal fiero cipiglio e dalla fama di sergente di ferro che ormai Mihajlovic porta in dote con sè.
Sinisa, sergente di carta
La verità, purtroppo per i colori rossoneri, è un’altra: non è alzando la voce davanti alle telecamere, accusando questo o quell’altro a seconda delle contingenze (da inizio stagione è toccato ai calciatori non disposti a seguire i suoi dettami, agli arbitri, alla sfortuna, e per concludere all’atmosfera che si respira in casa Milan) che si guida uno spogliatoio di per sé difficile come quello di Milanello. E soprattutto non è con questa idea di calcio che si riporta al successo un club glorioso, che fino a qualche anno anno era il più titolato al mondo.
Parliamoci chiaro, quello visto allo Juventus Stadium sabato sera contro i campioni d’Italia è stato un Milan troppo brutto per essere vero. Basti pensare che, oltre alla fascia di capitano celebrativa, preparata con cura per festeggiare i suoi 20 anni di carriera, Gianluigi Buffon ha potuto conservare un altro prezioso cimelio della serata: i suoi guantoni nuovi, intonsi e immacolati, grazie ai calciatori rossoneri che nel corso dei 90 minuti allo Stadium hanno tirato una sola volta in porta, quasi per sbaglio (il tiraccio senza pretese di Cerci al minuto 93, mentre Mazzoleni era già con il fischietto in bocca).
Contro la Juve, il Milan non ha giocato
Eppure al cospetto del Milan c'era una versione della Juventus tra le più scadenti degli ultimi anni. Un’occasione più unica che rara a disposizione degli uomini di Mihajlovic per tentare finalmente il colpaccio nel fortino bianconero, avvicinarsi alla vetta della classifica, dare un segnale forte al campionato e nello stesso tempo eliminare definitivamente dai giochi scudetto una pericolosa concorrente come la squadra campione d’Italia.
Invece niente di tutto questo. Un Milan rassegnato e arrendevole, arroccato in difesa ma lento e irritante al momento di ripartire, rinunciava in partenza a giocare una partita che avrebbe meritato ben altro approccio.
Ecco il vero problema manifestatosi sabato sera a Torino in tutta la sua virulenza: quella disputata dai rossoneri di Mihajlovic non è stata una partita giocata male, è stata una partita non giocata. Ed è su questo che il tecnico serbo dovrebbe iniziare a riflettere, preoccuparsi ad esempio non tanto dell’atmosfera che si respira attorno al Milan, ma di quella mefitica ed insopportabile che si respira in campo.
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