MONZA – Quello che si correrà domenica rischia di essere il penultimo Gran Premio di Monza nella storia della Formula 1. Uno dei pochi circuiti presenti stabilmente nel Mondiale fin dalla sua nascita datata 1950, infatti, potrebbe uscire clamorosamente dal calendario dopo il 2016, se la società che gestisce l’autodromo, la Sias di proprietà dell’Aci di Milano, non troverà l’accordo per il rinnovo con il patron del campionato Bernie Ecclestone. La disputa è tutta di carattere economico, visto che Ecclestone chiede il raddoppio della quota attualmente pagata dal circuito per organizzare il GP. E i soldi, al momento, non ci sono. Ma al famoso proverbio che vuole la speranza ultima a morire si attacca il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani, che si è detto fiducioso di riuscire a salvare la leggendaria gara brianzola.
Scende in campo Renzi
«Monza deve superare la situazione che tutti conosciamo bene – ha dichiarato Sticchi Damiani a margine della conferenza stampa in cui ieri è stata presentata l’edizione 2015 della corsa, in programma questo weekend – Penso che, con un po’ di ottimismo, ci siano le opportunità perché questo accada. La cosa importante è che tutti lavoriamo insieme, sapendo che c’è un interesse da parte delle istituzioni a tutti i livelli: il governo nazionale, la Regione Lombardia, che l’ha dimostrato in termini pratici, senza dimenticare i Comuni di Milano e Monza. Ora le buone intenzioni devono essere tradotte in azioni concrete». La Regione di Roberto Maroni, come ricorda il numero uno dell’Automobile club d’Italia, la sua parte l’ha fatta, mettendo sul piatto 20 milioni di euro per rinnovare le infrastrutture dell’impianto. Ma di soldi da pagare ad Ecclestone non è disposta a sborsarne nemmeno lei. Proprio qui, dunque, entra in ballo il governo nazionale e il suo premier Matteo Renzi, che nel fine settimana sarà a Monza per assistere al Gran Premio e discutere direttamente con il patron della Formula 1.
Il rischio di perdere la gara
Mr E, tuttavia, non sembra disposto a recedere dal suo proposito. Che non è, stando alle sue parole, quello di lucrare sulle spalle del GP d’Italia, ma solo di uniformare le condizioni economiche imposte a questa gara con quelle previste per tutti gli altri circuiti: «Non devono pagare di più delle altre piste, solo la stessa cifra», ribadisce. E chi se ne importa se quello lombardo non è un autodromo come gli altri, ma è un simbolo storico dell’automobilismo riconosciuto in tutto il mondo, e che contribuisce in modo significativo all’immagine dello stesso campionato. Ecclestone è disposto anche a cancellarlo, pur di non rinunciare a una manciata di milioni: «Non so dire nulla di come andrà a finire al momento – ha dichiarato in occasione dell’ultimo Gran Premio in Belgio – A settembre avremo degli incontri e vedremo. Spero che non lo perderemo, ma penso che ci sia una buona chance di sì».
Segui il DiariodelWeb.it su Facebook e Twitter
suggerisci una correzione »