24 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Governo

Letta attende risposte da Conte, confidando nei dissidenti 5 stelle

Il lavoro del Pd continua, incessante, sottotraccia, la diplomazia discreta verso i 5 stelle non si ferma, perché in casa democratica c'è un imperativo: fare in modo che il governo Draghi vada avanti

Giuseppe Conte ed Enrico Letta durante un'iniziativa organizzata dalla CGIL
Giuseppe Conte ed Enrico Letta durante un'iniziativa organizzata dalla CGIL Foto: Agenzia Fotogramma

Il lavoro del Pd continua, incessante, sottotraccia, la diplomazia discreta verso i 5 stelle non si ferma, perché in casa democratica c'è un imperativo: fare in modo che il governo Draghi vada avanti. Si vedrà se «con la maggioranza di prima o con qualcosa che gli si avvicina il più possibile?», come spiega un esponente della segreteria. Nessuno infatti, ufficialmente, chiude la porta a Giuseppe Conte, riuscire a recuperare l'ex premier all'ultimo minuto sarebbe la soluzione ideale - anche se il «centrodestra di governo» a questo punto dice che con M5s non è possibile andare avanti.

Ma la verità è che sono in pochi nel Pd a credere davvero che Conte alla fine decida di rientrare nei ranghi «anche perché Draghi non ha nessuna intenzione di trattare», assicura un parlamentare democratico. Per questo lo scenario cui si guarda concretamente è quello della possibile - anzi, quasi certa - nuova scissione M5s.

Il punto, dice ancora l'esponente della segreteria, è che «devono decidere ora, domani al massimo. Comunque prima di mercoledì. Draghi deve sapere quale scenario ha davanti». Secondo i contatti informali di queste ore, Davide Crippa e almeno una ventina di deputati M5s confermeranno comunque la fiducia e chi ha parlato con i 5 stelle in assemblea permanente dice che potrebbero essere anche di più, al momento del voto.

La tattica di Conte di rimettere la palla nelle mani di Draghi - «la decisione spetta a lui» - rinvia il momento della decisione ufficiale M5s e, quindi, anche lo smarcamento dei dissidenti. Ma il percorso - salvo appunto colpi di teatro del leader 5 stelle - sembra segnato: l'obiettivo è quello di dimostrare che la «larga maggioranza» esiste ancora, che l'area dei 5 stelle - sia pure senza più l'ufficialità del simbolo - è comunque rappresentata al governo.

Certo, nel Pd è stato notato che Matteo Salvini ha cominciato ad alzare il tiro anche contro Enrico Letta, sempre più associato a Conte come leader con cui non si può governare insieme. «Ma voglio vedere se fanno sul serio», è il ragionamento del parlamentare Pd. «A quel punto si assumono la responsabilità della crisi».

Letta è rimasto in silenzio tutto il giorno, a parte un twett in cui avverte: «La Bce prepara misure anti-spread. Ma se il giorno prima, mercoledì, in Parlamento non siamo noi a tirarci su da soli sarà più difficile poi chiedere agli altri di salvarci». Insomma, se la Lega e Fi fanno cadere Draghi poi si assumeranno la responsabilità della prevedibile bufera dei mercati sui titoli pubblici italiani.

Tutto però, appunto, ruota intorno alla resa dei conti nei 5 stelle. E il Pd aspetta una mossa già domani. Domani sera alle 21,30 Letta tirerà la linea nell'assemblea congiunta dei parlamentari Pd.

(con fonte Askanews)