19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Governo Draghi

Immobili, maggioranza spaccata: riforma del catasto salva per un solo voto

Nonostante una telefonata di Mario Draghi a Silvio Berlusconi, la maggioranza si spacca sul catasto con la linea del governo che, alla fine di una giornata di trattative, passa in commissione Finanze della Camera ma solo per un voto

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi Foto: Filippo Attili Palazzo Chigi

ROMA - Nonostante una telefonata di Mario Draghi a Silvio Berlusconi, la maggioranza si spacca sul catasto con la linea del governo che, alla fine di una giornata di trattative, passa in commissione Finanze della Camera ma solo per un voto.

La tensione era salita alle stelle già ieri quando il governo, rappresentato dalla sottosegretaria all'Economia Maria Cecilia Guerra, aveva dato parere negativo all'emendamento sottoscritto da tutto il centrodestra che puntava a stralciare dalla delega fiscale la revisione del catasto. Oggetto del contendere la norma sancita dall'articolo 6 della delega che prevede un aggiornamento delle rendite catastali periodico e legato ai valori di mercato. Revisione che sarebbe poi stata messa a disposizione del fisco a partire dal 1 gennaio 2026.

In mattinata Lega, Forza Italia e gli altri componenti del centrodestra di maggioranza hanno trovato un accordo su una riformulazione della norma per evitare il voto in commissione sullo stralcio. Proposta che in estrema sintesi prevedeva che qualsiasi operazione sulle rendite catastali non potesse essere utilizzata né per «finalità fiscali», né per il «computo dell'Isee», né per «incrementare il gettito fiscale totale, fatta salva l'emersione di base imponibile per effetto delle attività di accertamento ed emersione».

Ma non sono bastate due successive riunioni di maggioranza tenute nel pomeriggio, e le staffette di delegazioni del centrodestra a Palazzo Chigi, per ottenere un parere favorevole sulla riformulazione della norma. I rappresentanti di Forza Italia (il capogruppo Paolo Barelli e il deputato Alessandro Cattaneo) hanno visto per due volte il capo di gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, che ha ricevuto anche il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin. Senza successo. «Non si può fare marcia indietro, si va avanti con il testo», confidava già nel primo pomeriggio un esponente di governo. Lo stesso Draghi ha provato a «convincere» al telefono il leader di Forza Italia Berlusconi. Ma evidentemente non è bastato: intorno alle 17.30 il tavolo delle trattative è saltato e la commissione Finanze è tornata a riunirsi per il voto sull'emendamento soppressivo.

Alla conta finale l'emendamento del centrodestra è stato bocciato per un voto, con 23 contrari e 22 favorevoli. A favore della cancellazione dell'articolo 6 del provvedimento hanno votato 9 componenti della Lega, 6 di Forza Italia, 3 di Fratelli d'Italia, 2 di Coraggio Italia, 2 di Alternativa. Contro l'emendamento del centrodestra hanno votato 12 del Movimento 5 Stelle, 6 del Partito democratico, 1 di Leu, 1 di Italia Viva (Luigi Marattin si è astenuto in quanto presidente della Commissione), 1 di Noi con l'Italia, 1 di Azione e 1 del Gruppo Misto.

«Il centrodestra - accusa il segretario PD Enrico Letta - ha appena tentato di far cadere il governo Draghi sul riordino del catasto. Non vi è riuscito per un soffio. Abbiamo tenuto. Sembra una fake-news, in uno dei giorni più drammatici della nostra storia recente. Purtroppo è una notizia vera. Sono senza parole». Dai Dem filtra «grande apprensione» per un «episodio di grandissima gravità» che viene interpretato come «l'ennesimo caso di rincorsa all'interno del centrodestra» con Matteo Salvini e Forza Italia che «temono di essere scavalcati dalla Meloni». Certo è che «non deve più accadere» perchè «il governo non può essere percepito come appeso al filo di una maggioranza instabile». Anche per Federico Fornaro (Leu), quello di Lega e Forza Italia è «un atteggiamento incomprensibile che sta mettendo in difficoltà il governo Draghi in uno dei momenti più delicati della storia nazionale recente».

Nel centrodestra FdI Giorgia Meloni definisce «surreale che dopo due anni di pandemia e durante una crisi internazionale potenzialmente devastante l'esecutivo pensi a stangare gli italiani colpendo la loro proprietà. La riforma del catasto è una patrimoniale nascosta».

«Nessuna rottura, meno che mai sulla delega fiscale, ma nessun passo indietro: non vorrei si confondesse la doverosa responsabilità di governo con un'abiura ai propri valori e alle proprie idee», sottolinea il sottosegretario leghista al Mef Federico Freni. L'azzurro Barelli si «rammarica» per il «tanto tempo perso per un nulla di fatto, sebbene il nostro presidente Berlusconi e il presidente del Consiglio Draghi avessero convenuto sulla necessità di arrivare a una soluzione rispondente alle esigenze di tutte le forze a sostegno dell'esecutivo».

Il voto in commissione apre però un fronte interno in Forza Italia, con il ministro Renato Brunetta che si smarca dagli azzurri: «Incomprensibile - afferma - il voto odierno di Forza Italia in commissione Finanze alla Camera sul disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale. A ottobre la linea condivisa all'interno del partito era chiara e ha portato all'approvazione del provvedimento in Cdm da parte dei ministri azzurri. Confermo la linea: la casa non si tocca, né ora né mai».