19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Elezioni Quirinale

Si bruciano rose e Casellati, cresce il bis di Mattarella?

Per quanto riguarda Draghi, resta in attesa, sapendo che alla fine i partiti potrebbero, volenti o nolenti, convergere sul suo nome. Renzi continua a puntare su Casini

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella Foto: Francesco Amendola | ANSA ANSA

Un'altra votazione a «vuoto», ma al di là di quanto emerso dalle urne la giornata dà indicazioni interessanti nella corsa al Colle. La prima, evidente già da ieri sera, è che la «rosa» proposta dal centrodestra non è mai stata realmente sul tavolo, al di là delle assicurazioni. E anzi nella coalizione qualche problema c'è, se Lega e Forza Italia si sono ufficialmente orientati verso la scheda bianca mentre Giorgia Meloni ha lanciato in campo Guido Crosetto, che ha raccolto 114 voti, ben oltre il perimetro del partito.

La seconda indicazione è che la «candidatura» della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, mai ufficialmente posta, è già bruciata. «Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all'opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un'operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto», twitta il segretario del Pd Enrico Letta, che in mattinata vede Matteo Renzi.

Fonti di entrambi i partiti, a distanza di poco tempo, fanno sapere che entrambi concordano sulla contrarietà a candidature «che dividono la maggioranza». Renzi dovrebbe spiegare quali sono le prossime mosse di Iv, ma nel frattempo un alto esponente dei renziani spiega che «noi la Casellati la voteremmo solo se fosse frutto di una ampia intesa tra maggioranza e opposizione». Dunque, esce di scena.

Renzi, non è un mistero, sta tenendo coperta la carta di Pierferdinando Casini: è il nome su cui continua a puntare, perchè lo ritiene autorevole e in grado di mettere d'accordo destra e sinistra. Anche se in Transatlantico, tra i parlamentari che si scambiano opinioni, la possibilità dell'elezione dell'ex presidente della Camera non viene data affatto come probabile.

Se quindi anche Casini fosse destinato a essere «bruciato», salvo sorprese dell'ultimora, i nomi che al momento restano sono quelli da cui tutti i «giochi» erano partiti: Mario Draghi e il bis di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha fatto sapere più volte che non sarebbe disponibile a restare, ma i parlamentari non si arrendono. Oggi dalle urne sono usciti 125 consensi (pare provenienti per lo più da M5s, Alternativa e sinistra Pd), cosa che riaccende le speranze dei suoi «fan».

Per quanto riguarda Draghi, resta in attesa, sapendo che alla fine i partiti potrebbero, volenti o nolenti, convergere sul suo nome. Certo è che tra i peones il «sentiment» nei confronti del premier non è dei migliori e che nei suoi confronti, spiega uno di loro, «la politica si sta un po' vendicando per l'irrilevanza a cui è stata relegata nell'ultimo anno». Dunque con poco entusiasmo, per un motivo o un altro, di molti partiti, ma il nome del presidente del Consiglio è ancora pienamente in campo.

Da ore e fino a tarda sera (e anche di notte, sottolinea qualche grande elettore) i leader saranno impegnati in una girandola di incontri per trovare una soluzione, anche se il «conclave» proposto da Letta ancora non è in agenda. L'obiettivo è chiudere entro venerdì, ma ancora la strada da fare è lunga.