19 marzo 2024
Aggiornato 03:00
Nuovo incarico all'OMS

Mario Monti: «Recovery fund? Si rischia che gli italiani sviluppino una certa assuefazione all'assistenza»

L'ex Premier: «Nella condizione che caratterizza l'Italia sui mercati considero poco responsabile rinunciare al MES per motivi che stanno tra l'ideologia, la mistica e la falsa ricostruzione storica»

L'ex Presidente del Consiglio, Mario Monti
L'ex Presidente del Consiglio, Mario Monti Foto: ANSA

«Di questa commissione è importante non solo il titolo, 'Salute e sviluppo sostenibile', ma forse ancor più il sottotitolo 'Ripensare le priorità politiche alla luce delle pandemie'. Dovremo dare indicazioni a cavallo tra economia e politica, e soprattutto guardando avanti, anche perché i governi possano indirizzare la spesa pubblica in modo da rendere più efficiente la risposta ad eventi simili a questa pandemia» e «quel che è certo è che la salute dovrà pesare di più nelle scelte politiche, se vogliamo evitare crisi che - oltre al loro tragico effetto sulle vite delle persone - rischiano di costare un multiplo delle cifre che si potrebbero stanziare per prevenirle o attenuarne la portata devastante». Così l'ex premier Mario Monti su Repubblica a proposito del suo nuovo incarico all'Oms nella commissione paneuropea che dovrà ripensare le priorità politiche dopo la pandemia.

«Quello che mi preoccupa, però, è che si è entrati in un mondo del debito e del disavanzo che ha conseguenze molto pesanti dal punto di vista economico ma anche culturale: si rischia di pensare che debito e disavanzo siano condizioni naturali e permanenti, si trasformino quasi in una virtù, mentre come è ovvio non è così», aggiunge sottolineando che «serve prima di tutto consapevolezza. È difficile attuare politiche che contrastino il cambiamento climatico ed è più facile promettere che il prossimo anno le tasse caleranno. Peccato che se si deve investire sulla salute e sulla difesa dell'ambiente difficilmente si potrà spendere di meno e difficilmente si potranno ridurre le tasse, a meno di non fare scelte precise in altri settori di spesa».

«Si rischia che gli italiani sviluppino una certa assuefazione all'assistenza»

«Per quel che riguarda il Recovery Fund - ovviamente mi esprimo ora a titolo personale, non certo come presidente della nuova commissione Oms - c'è il rischio che non si sappia come spendere masse ingenti di denaro in tempi relativamente brevi e in modo che aumenti la capacità produttiva e di conseguenza il gettito fiscale con il quale pagare gli interessi e rimborsare il debito. Peggio ancora, si rischia che gli italiani sviluppino una certa assuefazione all'assistenza: ora sono sospesi tutti i vincoli europei, ma questa sospensione non significa - come pensano alcuni settori dell'opinione pubblica in Italia o in Francia - un riconoscimento di «colpe» precedenti da parte dell'Ue. Temo che quando le regole europee verranno ripristinate, dopo essere state riformate alla luce dell'esperienza, si rischi anche la stabilità psicologica di chi oggi le considera abolite per sempre».

E sul Mes l'ex premier aggiunge: «Nella condizione che caratterizza l'Italia sui mercati considero poco responsabile rinunciare al Mes per motivi mai spiegati e che stanno tra l'ideologia, la mistica e la falsa ricostruzione storica. Inoltre, mi pare difficile che vi si possa rinunciare anche per quello che dicevo prima a proposito dei dividendi elettorali. Il ministro della Salute Speranza ha già indicato spese necessarie nel suo settore per oltre 20 miliardi. Dubito che il sistema politico italiano, ormai specializzato in spesa pubblica corrente e in particolare in concessione di bonus che hanno un immediato ritorno in termini elettorali, abbia la forza di fare investimenti di questo tipo. A quel punto il Mes potrebbe tornare utile perché l'unica sua condizionalità, che i fondi vadano direttamente o indirettamente a progetti legati alla salute, potrebbe supplire alla volontà politica un po' cedevole».