19 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Tensioni nella maggioranza

Matteo Renzi: «A breve incontrerò Conte». Ma è ancora scontro in Parlamento

Toni più pacati quelli usati nel botta e risposta a distanza tra il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Ma il duello prosegue

Matteo Renzi, leader di Italia Viva negli studi di Porta a Porta
Matteo Renzi, leader di Italia Viva negli studi di Porta a Porta Foto: Alessandro Di Meo ANSA

ROMA (ASKANEWS) - Toni più pacati quelli usati nel botta e risposta a distanza tra il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Ma il duello prosegue. I due si incontreranno la prossima settimana. Il premier ha accolto la richiesta di un appuntamento, appunto per la prossima settimana, che Renzi gli ha chiesto, anticipando i tempi del «chiarimento» rispetto al termine indicato ieri, ossia entro Pasqua. Renzi, che ha parlato ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa per la presentazione del piano 'Italia shock' con le misure per favorire la riapertura dei cantieri, vuole accelerare per «porre fine a questo teatrino», come lui stesso ha definito la situazione che si è creata nella maggioranza, scaturita dal tema della prescrizione.

Il premier, giunto a Bruxelles per il Consiglio europeo, ha spiegato di aver già dato a Renzi la sua «disponibilità» all'incontro. «La mia porta è sempre stata ed è aperta - ha aggiunto -, Con Renzi sicuramente ci vedremo la settimana prossima». Ma il premier, dopo aver sottolineato che «sarebbe improprio se cercassi altre maggioranza» vuole un chiarimento a tutto campo e soprattutto nelle sedi parlamentari. Per questo ha annunciato che farà «comunicazioni al Parlamento. Ho già dato mandato al Ministro per i rapporti con il Parlamento D'Incà di preannunciare un mio passaggio dove annuncerò le riforme da attuare. Sarà l'occasione - ha precisato - per formalizzare l'Agenda 20-23. Una verifica? Sarà l'esito del confronto con le forze di maggioranza, nelle sedi istituzionali, con linearità e trasparenza». Quindi «nelle sedi ufficiali si parla e si prende la responsabilità di quello che si dice e delle decisioni che si assumono».

La «necessità» di un chiarimento

Renzi, dal canto suo, ha riferito ha aver ricevuto un «gentile messaggio» dal presidente del consiglio dopo il suo intervento in Senato di ieri a cui è seguito uno scambio di messaggi. «Noi cerchiamo di trovare un compromesso fin tanto che sarà possibile - ha spiegato Renzi - poi un chiarimento si imporrà». All'incontro della prossima settimana il leader di Iv porterà al premier le sue proposte per le misure sblocca cantieri. Ed è proprio sul tema della necessità di far ripartire la crescita che i due sembrano avere le posizioni più vicine. «Il governo è operativo, siamo concentrati sull'emergenza crescita» ha detto Conte a Bruxelles.

Renzi poco prima, illustrando il piano «Italia shock» per far ripartire le opere infrastrutturali si era posto lo stesso obiettivo. «Lanciamo oggi il piano 'Italia shock', priorità per il Paese. Senza lo sblocco dei cantieri la crisi economica che potrebbe raggiungersi nei prossimi mese sarà ancora più grave». Certo, con dei distinguo, ad esempio sul reddito di cittadinanza su cui Renzi è sempre stato fortemente critico. Oggi, tuttavia, l'ex presidente del consiglio non ha parlato di una sua 'abolizione', piuttosto di una sua «trasformazione» in aiuto fiscale per imprese e lavoratori. Sul piano blocca cantieri potranno essere trovate probabilmente le convergenze maggiori, anche da poter inserire nell'agenda di governo da qui al 2023. Lo scontro sulla riforma Bonafede sulla prescrizione è rimasta sullo sfondo nei pensieri di entrambi, ma non è stato al centro delle dichiarazioni. Il premier si à limitato a dire che «è impensabile la sfiducia a Bonafede».

Renzi, rispondendo alle domande dei giornalisti se il voto di fiducia di oggi sul dl intercettazioni possa essere considerato una forma di 'fiducia' a Bonafede, come ha detto Pietro Grasso (LeU) in una sua dichiarazione in Aula, ha detto che «il voto di fiducia su un provvedimento non è un voto di fiducia ad un singolo ministro».