La verità di Rosy Bindi: tra mafia e massoneria «reciproche utilità e interessi»
La presidente della Commissione Antimafia: «Sono i mafiosi che parlano della loro appartenenza alla massoneria come una sorta di evoluzione»
ROMA - «C'è ormai una sorta di nuova organizzazione quasi stabile nei rapporti tra mafia e massoneria. La massoneria ha anche chiesto di consentire l'iscrizione e la militanza mafiosa: c'è una reciproca utilità tra le due associazioni, un reciproco interesse che è sicuramente ammantato dalla sicurezza e questo va interrotto». Lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi, presentando la Relazione sulle infiltrazioni mafiose nella massoneria in Sicilia e Calabria.
Dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ha spiegato, è emerso che «sono i mafiosi stessi che parlano della loro appartenenza alla massoneria come una sorta di evoluzione del comportamento e dell'agire mafioso». «Abbiamo riscontrato una sorta di arrendevolezza e mancanza di volontà dalle associazioni massoniche di dotarsi di strumenti che impediscano all'interesse mafioso di trovare occasioni. La doppia militanza viene tollerata e in alcuni casi cercata», ha concluso Bindi.
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