26 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Il premier a #matteorisponde

Renzi mostra il volantino per il No al referendum: «Facciamo un po' di pubblicità regresso»

Elezioni americane, politiche europee e riforme al centro del consueto Matteo risponde, la «rubrica» del presidente del Consiglio, tenuta nel suo ufficio di palazzo Chigi, epurato dalle tradizionali bandiere europee a fianco di quelle italiane

ROMA - Elezioni americane, politiche europee e riforme al centro del consueto Matteo risponde, la «rubrica» del presidente del Consiglio, Matteo Renzi tenuta nel suo ufficio di palazzo Chigi, epurato dalle tradizionali bandiere europee a fianco di quelle italiane.

L'elezione di Trump
Il premier ha esordito, commentando la nomina di Donald Trump a 45esimo presidente Usa, sostenendo che si tratta di un fatto «inedito» nella storia politica americana, perché nessuno prima è riuscito a raggiungere il soglio della Casa bianca senza avere una qualche esperienza amministrativa. Per Renzi è «un segno dei tempi» che deve far «riflettere in tanti», soprattutto quelli che non hanno saputo cogliere «i segnali della sua vittoria». Un partecipante alla diretta Twitter ha ricordato le parole di Renato Brunetta, leader di Forza Italia alla Camera, il quale ha sostenuto che il presidente del Consiglio si deve dimettere, perché ha tifato per Hillary Clinton; il premier ha replicato con una battuta, «Brunetta ultimamente ha questa fissa», aggiungendo: «Dobbiamo volergli bene».

«Il Jobs act ha funzionato»
Passando all'Europa, alla domanda «le sembra normale continuare a insultare la Commissione?» Renzi ha risposto dicendo che «nessuno ha insultato la Commissione europea», mentre a chi gli ha ricordato i dati sulla disoccupazione in Italia diffusi da Bruxelles, l'11,5 per cento, sostenendo che il Job act ha fallito, il premier ha spiegato: «Sta roba, parliamoci chiaramente non esiste: il Job act ha permesso di passare dal 13 e rotti per cento all'11,4 di disoccupazione. Che ancora è poco, c'è ancora molto da fare. Però si sta riducendo, ci sono 656mila posti di lavoro in più».

Il Senato e le figurine
Quindi Renzi ha introdotto il tema riforme con «veniamo adesso alla meraviglia delle bufale» sul referendum costituzionale, mostrando il volantino delle ragioni del No e mostrandolo alla telecamera ha ironizzato: «Facciamolo vedere almeno facciamo un po' di pubblicità regresso». Il segretario del Pd ha incominciato a leggere il volantino: «Dice perché voto no. Il senato viene abolito? Scrivono quelli del no: 'No, esisterà ancora ma non sarà eletto dai cittadini» e ha chiarito il suo punto di vista: «Si supera il bicameralismo paritario», una particolarità tutta italiana. Nel caso di vittoria del Sì quindi il Senato «smette di essere un doppione. Come nelle figurine celo celo, mima mima». Introducendo il tema dei costi della politica, il premier ha citato la domanda «di un grillino che chiede: 'con il referendum dite di voler tagliare gli stipendi ai parlamentari, perché non lo avete fatto votando la proposta di legge che avete rimandato in commissione?'» e ha spiegato: «A me va benissimo dimezzare lo stipendio dei parlamentari, il punto è che bisogna evitare di fare i furbi e cioè di dire 'taglio lo stipendio' e poi nascondere i rimborsi che diventano maggiori dello stipendio stesso».

L'appello a «grillini e leghisti: votate sì»
Poi l'attacco finale «contro la casta»: per Renzi infatti modificare la Costituzione è da «leghisti o grillini», quelli che chiedono sempre «mi raccomando riduciamo i costi della politica, o Roma ladrona e gli altri Vaffa-day», perché «oggi se votate no votate contro la vostra storia perché i 500 milioni che si potrebbero risparmiare sul Senato andrebbero a ricercatori e infermieri, non ai soliti senatori, consiglieri regionali e provinciali». Il premier ha concluso: «Scegliete voi, con il Sì vanno ai ricercatori e infermieri, con il No ai politici. E' demagogia? Può darsi ma è la verità».