Adinolfi: «Pd assurdo, critica una manovra che aiuta i poveri»
L'ex deputato piddino al DiariodelWeb.it: «Questa classe dirigente non è credibile. Hanno case milionarie e non vogliono dare 780 euro al mese a chi è in crisi?»
Mario Adinolfi, presidente del Popolo della famiglia, mi hanno colpito molto le parole dure che ha usato contro il suo ex partito, il Pd, per la decisione di manifestare contro la manovra. Perché la ritiene una decisione politicamente sbagliata?
Per la verità non parlavo della finanziaria del governo, che neanche a me piace, ma per ragioni tutte diverse. Io mi chiedevo se fosse efficace per un partito di sinistra, di cui sono stato deputato e candidato alla segreteria della fondazione, fare opposizione contro una manovra oggettivamente redistributiva, cioè che dà soldi ai più poveri.
Potremmo addirittura definirla una manovra di sinistra?
Se pensiamo al reddito di cittadinanza, questa è una manovra di redistribuzione. Cioè, nei canoni classici, potremmo definirla di sinistra. Lo stesso Pd, tra l'altro, ha tentato di mettere una pezza quasi ideologica al tema dei cinque milioni di poveri, purtroppo alla fine della legislatura e con il suo ultimo atto di governo: il reddito d'inclusione. Mi meraviglia che la prima scelta di contrasto alle politiche di governo sia quella di definire sbagliato un gesto di sinistra.
Mi viene da tradurla così: il governo Lega-M5s sta più a sinistra del Pd.
Ecco, questa può essere una traduzione. Un'altra cosa che ho detto in quella intervista è che i comportamenti, e persino le facce, di coloro che oggi stanno contestando il reddito di cittadinanza hanno il problema di essere lontane dalle esigenze della gente.
Per esempio chi?
Per esempio Matteo Renzi, che fa il programma con Piersilvio Berlusconi e ha un agente come Lucio Presta, che gli apre gli spazi nelle reti Mediaset. Mettere insieme questo con la sua opposizione a una manovra che dà 780 euro ai poveri dimostra una colossale incapacità di capire ciò che si richiede al leader di un partito di sinistra.
Mi passi una battuta: Renzi è più attento all'agente che alla gente.
Bravissimo, questa battuta funziona ed è sicuramente una fotografia del problema. Lo dice uno che ci ha vissuto, in quel contesto. Veltroni ha la casa a Manhattan, di D'Alema si ricordano la barca a vela e i mocassini da 500 euro, e adesso c'è Renzi con la casa da 1,5 milioni di euro e il programma con Lucio Presta. Uno si chiede quale sia il vero ruolo della sinistra: giocare a biliardino con Matteo Orfini alla finta festa dell'Unità?
Quindi, quando si parla di rifondare il Pd, non basta cambiare nome, ma bisognerebbe rivoluzionare la classe dirigente?
Matteo Orfini propone di sciogliere il Pd, ma mantenendo lo stesso nome, e ovviamente restando lì, perché non dice di volersi ritirare a vita privata. È un po' difficile credere a questa riforma del Pd, se il nuovo soggetto ha le stesse facce. Al posto di Renzi, come segretario, è stato messo un ministro di Renzi: è normale che, ai funerali di Genova, Di Maio e Salvini siano stati osannati e Martina, quando gli va bene, viene accolto dall'indifferenza, se non dalle bordate di fischi. L'unica possibilità di rinascita del Pd è fare tabula rasa di una classe dirigente che ha drammaticamente perso la grande occasione che la storia le aveva concesso: essere la prima generazione politica di centrosinistra a governare l'Italia in maniera equa. L'hanno fatto in maniera iniqua, scegliendo di sposare interessi molto forti, come quelli degli eurocrati, dei banchieri... Non voglio nemmeno fare la solita condanna a Banca Etruria, ma quando sei percepito così è anche perché sul Monte Paschi Siena qualche interesse, evidentemente, ce l'hai.
L'unica speranza è che se ne vadano tutti a casa?
L'unica speranza è che capiscano, da classe dirigente, che è il momento di un passaggio del testimone reale e pieno. Non dal capo dei giovani popolari di Firenze al segretario della Federazione giovanile comunista degli anni '80, cioè Nicola Zingaretti. Non funziona così: questa è la solita banda che si passa la bandierina di comando volta per volta. Io ho vissuto l'esperienza della nascita di un movimento, quello del Popolo della famiglia che guido, e so quanto sia faticoso. Però ho visto a sinistra la nascita di un movimento simile, persino nel nome, come Potere al popolo, che ha preso in pochissimo tempo centinaia di migliaia di voti, arrivando a ridosso di Grasso e della Boldrini che erano presidenti del Senato e della Camera uscenti: evidentemente perché le loro facce erano credibili. A sinistra qualcosa si muove, ma se la soluzione è che non si candida Renzi e si candida Matteo Richetti, uno dei suoi migliori amici, credo davvero che non si sia compreso il problema.
A lei, invece, perché non piace la manovra, e più in generale cosa non le piace di questo governo?
Non mi piace che i temi che ritengo determinanti e tragici non siano stati nemmeno sfiorati da una manovra che ha speso tantissimo. Ho detto dall'inizio che il mio problema non è il 2,4% di deficit, altra questione che ho sentito sollevare a sinistra. Non ho il totem dei vincoli dettati da Bruxelles: anzi, se vengono forzati io sono contento. Il problema è: per farci cosa? La prossima settimana la presidenza del Consiglio presenterà un rapporto in cui si dice che nel 2050 avremo perso il 17% della popolazione italiana, perché non nascono più bambini e i morti sono molti più dei nati.
Quindi servono più politiche per la famiglia?
Hai speso 22 miliardi di euro? La nostra proposta è di spenderli sul reddito di maternità, invece di quello di cittadinanza: 1000 euro al mese alle donne che scelgono di fare figli e restare a sostegno della famiglia. Io le premio, e lo faccio perché sono convinto che quelle donne hanno un ruolo lavorativo enorme.
Abbiamo elencato le critiche ai governi di centrosinistra e poi a quello attuale: ma se dovessimo dare un voto, quale sarebbe il più alto?
Sono due insufficienze, però il governo attuale un 5 se lo merita. Per una ragione: perché ha risposto alle aspettative che aveva delineato in campagna elettorale. Il problema è politico: c'erano due proposte, di fatto una di destra e una di sinistra, che si sono presentate agli elettori in maniera contrapposta, e ora governano insieme. Ma se tu hai come ceto di riferimento le partite Iva, non dai il reddito di cittadinanza; e se hai come ceto di riferimento il cittadino Luigi Di Maio... Perché Di Maio ha dato i soldi ai Di Maio che non hanno fatto politica.
Agli steward dello stadio San Paolo.
Perfettamente. Se queste due cose, però, si mettono insieme, invece di contrastarsi come sarebbe politicamente naturale, si raddoppia la spesa pubblica, si fa una valanga di deficit, la crescita sostanzialmente non c'è e l'Italia non riparte. Invece serviva una politica organica e coerente, che una forza di destra e una di sinistra non possono realizzare perché sono incoerenti di base. Questo incontro rischia di scassare i conti e di creare fino a 100 miliardi di debito in tre anni, che poi saranno tutti sulle spalle delle giovani generazioni. Questo è un problema serio che le classi dirigenti dovrebbero valutare, e loro non hanno valutato. Ma l'insufficienza al governo gialloverde è meno grave di quella che assegno ai governi Renzi-Gentiloni, solo perché di fatto hanno realizzato le loro promesse elettorali.
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