19 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Governo

Terremoto istituzionale sul caso migranti. E il governo Conte scricchiola...

Si apre la crisi sulla nave Diciotti: il presidente Mattarella vorrebbe lo sbarco, Salvini insiste per la linea dura. La mediazione del premier si fa sempre più dura...

Il premier Giuseppe Conte con il vicepremier Matteo Salvini
Il premier Giuseppe Conte con il vicepremier Matteo Salvini Foto: ANSA/FLAVIO LO SCALZO ANSA

ROMA«Paralizzato e irritato». Sono i due aggettivi che ricorrono, nei retroscena pubblicati in questi giorni dai giornali, per definire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Sul suo tavolo, infatti, c'è una patata bollente: quella della nave Diciotti, ferma da cinque giorni al porto di Catania con 150 persone a bordo. E quella che è nato come un caso umanitario e diplomatico, sta rapidamente esplodendo anche in una crisi politica.

I mal di pancia del Quirinale
Conte, infatti, si sente stretto all'angolo, costretto ad inseguire una sempre più difficile mediazione tra le diverse posizioni istituzionali che si sono via via radicalizzate con l'escalation dell'emergenza. Da un lato c'è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che per un premier tecnico dovrebbe fungere insieme da punto di riferimento e paracadute. Peccato che il Colle abbia deciso di non intervenire sulla Diciotti per tre motivi, spiega Marzio Breda sul Corriere della Sera: perché «la politica estera e quella sulle migrazioni spettano al governo, perché non condivide i toni e i modi con cui la partita è stata condotta e perché non vuole consentire a nessuno di utilizzare il suo nome per lucrare dividendi elettorali». Insomma, Mattarella resta dietro le quinte, ma non è un segreto per nessuno che il suo auspicio è per lo sbarco dei migranti, soprattutto nel tentativo di evitare uno strappo peggiore con l'Unione europea.

I due azionisti dell'esecutivo
Dall'altro lato c'è Matteo Salvini, che invece prosegue con la sua linea dura: «Liberare ora gli immigrati vorrebbe dire che ha vinto l'Europa e in questo momento non ce lo possiamo permettere», avrebbe risposto, sempre secondo il Corriere, ai tentativi di ammorbidimento di Conte. Il quale, dunque, si ritrova di fronte ad un bivio: restare al fianco di Salvini, e rinunciare alla protezione di Mattarella; oppure cedere al Quirinale, e rompere con il suo vicepremier? Senza contare la variabile Movimento 5 stelle, con Luigi Di Maio che è stato il primo a dare manforte agli alleati leghisti, a costo di dichiarare guerra all'Unione europea, minacciando di non versare i contributi a Bruxelles: un'idea che è stata prontamente bocciata dal ministro degli Esteri Enzo Moavero. Insomma, l'impresa politica di Giuseppe Conte sembra farsi, di giorno in giorno, sempre più impossibile, tanto che c'è già chi parla di una possibile caduta anticipata del governo, e del ritorno alle elezioni già il prossimo ottobre.