Anche Di Maio sfodera lo spauracchio del «tradimento del popolo»: al voto il 24 giugno, con il Rosatellum
"Non esiste tregua per i traditori del popolo, questo deve essere chiaro" attacca Di Maio, che vuole il ritorno alle urne

ROMA - "Tradimento": non c'è parola in questa stasis politica - stasi in senso tucididiano, cioè intesa come tregua che preceda la tempesta e non immobilismo - che descriva meglio questo momento. Tutti la usano, tutti la invocano. Dopo Salvini, Renzi e tutti gli altri, ci è arrivato anche Di Maio, che conversando con i giornalisti alla Camera dice: "Io spero che non ci sia opposizione, e che si vada al voto il prima possibile. Se metteranno il presidente Mattarella in condizione di individuare questo governo di tregua, gli altri partiti saranno stati i traditori del popolo». "Non esiste tregua per i traditori del popolo, questo deve essere chiaro». Ma non per il presidente che è stato fin troppo paziente. Avevano l'opportunità", attacca il capo politico del M5s.
Al voto il 24 giugno, con il Rosatellum
L'unica soluzione per i grillini dunque - o almeno questa è la posizione ufficiale, ma sarebbe interessante sentire cosa ne pensa il Movimento vero, cioè la base - è tornare al voto il prima possibile. "Secondo i nostri calcoli è possibile il 24 giugno, accorpando le elezioni politiche ai ballottaggi delle Comunali" spiega Di Maio, che viene subito richiamato all'ordine da chi gli chiede se sia possibile una deroga alla regola del tetto dei due mandati elettivi. "Io sto pensando al ritorno al voto. Se si torna al voto, si torna al voto" taglia corto. Berlusconi e Renzi sarebbero d'accordo. "Ora sarà Salvini a decidere se aiutarli o meno a fare un governo contro di noi. Stanno già cercando il pretesto, le riforme o una nuova legge elettorale. Ma una nuova legge non si può fare, ci infileremmo in un inferno". Secondo Di Maio si deve tornare a votare con il Rosatellum, perché una nuova legge elettorale "non si può fare, perderemmo anni a discuterne. Già mi immagino Salvini dirmi: 'Io sono per il premio di lista, ma Berlusconi lo vuole per la coalizione'".
Tutti i no di Di Maio
"Rivendico con orgoglio il no a Berlusconi e no a un nuovo Nazareno", magari con Giorgetti premier. "E sarebbe ancora peggio un governo di scopo, di tregua o con qualsiasi altra formula" prosegue Di Maio. Se con 120 parlamentari abbiamo fatto perdere la metà dei voti al partito di governo, con 338 eletti non gli faremmo passare neanche un provvedimento». Sulle intenzioni del Colle "i retroscena lasciano il tempo che trovano». Di Maio assciura che loro dal Quirinale non hanno mai ricevuto alcuna richiesta di un governo di tregua o istituzionale e con il presidente della Repubblica "siamo sempre stati molto chiari. Abbiamo fatto il massimo per arrivare a un governo. E i limiti del M5s si conoscevano, dal primo giorno. Aspettiamo cosa deciderà il Quirinale». Di Maio porta acqua al suo mulino sostenendo che il suo nome come premier "non è mai stato il problema" e spiega che "la più grande bugia è che" con Salvini "tutto sia saltato perché io volevo fare il premier a tutti i costi». Il Pd? "Pensavo che il senatore semplice Renzi potesse permettere un processo di rinnovamento nel Pd, accettando un'autocritica dopo la batosta elettorale. Poi però è andato in tv e ha rotto tutto, prima della direzione del Pd", risponde.
Toninelli propone il voto subito
Anche il capogruppo M5s al Senato Danilo Tonielli, intervistato a Radio Anch’Io su Rai Radio Uno, si schiera contro i governi tecnici, di tregua, di transizione, del presidente, «fatti per tirare a campare». "Gli italiani non ce la fanno più, preferisco andare a votare». Quindi ‘no’ a Mattarella che potrebbe proporre una soluzione di questo genere e subito alle urne? «Esatto» ha risposto Toninelli. «Dateci la possibilità di governare – ha aggiunto -. Ci dispiace di non essere riusciti a spiegare il contratto di governo, per vincolare le forze politiche ai contenuti». Sui tempi Toninelli anticipa addirittura Di Maio: "Bisogna andare a votare adesso per non protrarre la crisi del Paese e per avere un governo che faccia le cose, non la legge elettorale e le riforme istituzionali». Salvini ha fatto il 'Porcellum', Renzi è stato già bocciato "clamorosamente" al referendum istituzionale: "E' un ballottaggio tra noi e non so chi altro. Non permetteremo dicontinuare a distruggere il Paese".
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