24 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Reato di tortura

Tortura, anche in Italia da oggi è reato: pene durissime, soprattutto per le forze dell'ordine

Con 198 voti favorevoli, 35 contrari e 104 astenuti, la Camera ha approvato in via definitiva il provvedimento che introduce il reato di tortura nel nostro ordinamento. Soddisfatto il Pd. Cirielli: incostituzionale. Fontana: schiaffo alle forze di polizia

Il tabellone con il risultato della votazione che da il sì definitivo dell'Aula della Camera al disegno di legge che introduce nell'ordinamento italiano il reato di tortura a Roma
Il tabellone con il risultato della votazione che da il sì definitivo dell'Aula della Camera al disegno di legge che introduce nell'ordinamento italiano il reato di tortura a Roma Foto: ANSA/Diretta streaming camera deputati ANSA

ROMA - Il reato di tortura è legge. Con 198 voti favorevoli (Pd e Ap), 35 contrari (Fi, Cor, Fdi e Lega) e 104 astenuti (M5S, Si, Mdp, Scelta civica e Civici e innovatori), la Camera ha approvato in via definitiva il provvedimento che introduce il reato di tortura nel nostro ordinamento. Le pene previste sono pesanti: la reclusione da 4 a 10 anni per chiunque, che sale fino a un massimo di 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei suoi doveri. Alla fine, dunque, dopo 769 giorni, praticamente quattro anni, a 30 anni dalla convenzione Onu contro la tortura e a 16 dai fatti della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova, per i quali l’Italia ha subito condanne dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, il provvedimento, frutto della sintesi di 11 diverse proposte di legge, è stato partorito. Con enormi difficoltà: iniziato al Senato esattamente il 22 luglio del 2013, per poi essere licenziato un anno dopo, è approdato alla Camera nel 2015 per poi tornare nuovamente all’esame di palazzo Madama e, infine, essere licenziato da Montecitorio.

Cirielli: Legge anticostituzionale, Fontana: schiaffo alle forze dell'ordine
Hanno votato a favore Pd e Ap, mentre molte forze si sono astenute, tra cui M5S, Sinistra italiana («È una legge debole e pasticciata», ha detto Nicola Fratoianni) e Mdp. Esprime soddisfazione la ministra Anna Finocchiaro (Pd): «L’Italia ha finalmente colmato una grave mancanza nel proprio ordinamento. Davanti ad alcune autorevoli critiche, voglio sottolineare la cura e l’impegno con cui il Parlamento ha lavorato raggiungendo un’ampia intesa sul testo migliore possibile». A sinistra era stato chiesto un reato «ad hoc» per le forze di polizia mentre dai banchi di Fratelli d'Italia e Lega l’attuale versione è ritenuta un affronto per i tutori dell’ordine. «È una legge anticostituzionale perché introduce pene sproporzionate» ha commentato Edmondo Cirielli (Fdi), «E' uno schiaffo per le forze di polizia», gli fa eco Gregorio Fontana (FI).

M5s astenuto
Nel pomeriggio il Movimento 5 Stelle aveva annunciato la sua astensione con le parole del grillino Vittorio Ferraresi: «Il M5S si astiene: cercherà di migliorare le norme non appena possibile. Tutti i cittadini devono essere uguali davanti alla legge, anche i poliziotti. Chi si macchia di questi reati infanga la divisa, lo Stato e tutti noi e deve essere punito e allontanato per rispetto anche delle vittime». Ma i 5 Stelle rifiutano la divisione che "è stata fatta e la rigettiamo con forza tra chi sta con le vittime e chi invece con le forze dell’ordine. Sono stati introdotti una serie di paletti che rendono difficile se non impossibile dimostrare il reato di tortura, con un serio rischio di impunità".

Pene da 4 a 10 anni, fino a 12 se pubblici ufficiali
L'articolo 613-bis c.p. punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza ovvero che si trovi in situazione di minorata difesa, se il fatto è commesso con più condotte ovvero comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. La pena sale da 5 a 12 anni se a commettere il reato è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio. Un punto che è stato smussato, suscitando le dure critiche dello stesso promotore della legge, il senatore Luigi Manconi (Pd), riguarda poi il limite al di sotto del quale il reato non scatta: minacce e violenze, infatti, devono essere «reiterate» e produrre «acute sofferenze e un danno verificabile». Dure critiche anche all'articolo 2, che stabilisce che "le dichiarazioni o le informazioni ottenute mediante il delitto di tortura non sono comunque utilizzabili" in un processo penale.

Lesione grave e istigazione
Se c'è "una lesione personale grave le pene sono aumentate di un terzo e se ne deriva una lesione personale gravissima sono aumentate della metà». Se invece «dal fatto deriva la morte quale conseguenza non voluta, le pene sono aumentate di due terzi. Se il colpevole cagiona volontariamente la morte, la pena è dell'ergastolo». Viene anche punito da 6 mesi a 3 anni il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio il quale, nell'esercizio delle funzioni o del servizio, «istiga in modo concretamente idoneo altro pubblico ufficiale o altro incaricato di un pubblico servizio a commettere il delitto di tortura».

Stop espulsioni e obbligo di estradizione
La legge stabilisce anche il divieto di espulsioni, respingimenti ed estradizioni ogni volta che sussistano fondati motivi di ritenere che, nei Paesi nei confronti dei quali queste misure amministrative dovrebbero produrre i loro effetti, la persona rischi di essere sottoposta a tortura. La disposizione, sostanzialmente aderente al contenuto dell'articolo 3 della Convenzione Onu, precisa che questa valutazione tiene conto se nel Paese in questione vi siano violazioni «sistematiche e gravi» dei diritti umani. Viene poi previsto l'obbligo di estradizione verso lo Stato richiedente dello straniero indagato o condannato per il reato di tortura. Nel caso di procedimento davanti ad un tribunale internazionale, lo straniero è estradato verso il Paese individuato in base alla normativa internazionale. Il provvedimento esclude anche il riconoscimento di ogni "forma di immunità" per gli stranieri che siano indagati o siano stati condannati per il delitto di tortura in altro Stato o da un tribunale internazionale. L'immunità diplomatica riguarda in via principale i Capi di Stato o di governo stranieri quando si trovino in Italia nonché il personale diplomatico-consolare eventualmente da accreditare presso l'Italia da parte di uno Stato estero.