Napoli, ecco il welfare all'islamica: soldi e aiuti ai poveri in cambio di conversioni
L'Islam fa sempre più proseliti tra gli italiani in difficoltà. Ma le conversioni non avvengono, per così dire, spontaneamente. Perché, in cambio dell'adesione al verbo del Corano, verrebbero elargiti soldi e generi alimentari
ROMA - L'Islam fa sempre più proseliti tra gli italiani in difficoltà. Ma le conversioni non avvengono, per così dire, «spontaneamente». Perché, in cambio dell'adesione al verbo del Corano, verrebbero elargiti soldi e generi alimentari. E' questo la «solidarietà all'islamica», che sostiene le famiglie in difficoltà, a patto che queste si convertano alla religione musulmana. L'incredibile circostanza, che riguarda il napoletano, è stata svelata dal quotidiano La Verità, ed è già all'attenzione dei servizi segreti.
La beneficenza riservata ai fratelli
Interi nuclei familiari che vivono in povertà avrebbero quindi scelto di abbracciare il credo islamico pur di ottenere sussidi. La pratica è piuttosto diffusa nei Paesi musulmani, dove le organizzazioni religiose attirano adepti puntando sulla Zakat, ovvero sulla beneficenza destinata ai «fratelli». Non molto dissimile dai fenomeni mafiosi nel Sud Italia, che proliferano anche dispensando elemosine e assistenza laddove lo Stato manca.
Nel nome di Allah
«Il motivo per cui disoccupati, esodati, persone appartenenti al sottoproletariato si avvicinano all’islam risiede in parte nella componente socialista della religione. Qui non c’è il clero, non ci sono intermediari. C’è solo Allah. E a qualcuno, negli anni scorsi, l’islam ha aiutato anche a far carriera - spiega a La Verità Pasquale Gallifoco, professore universitario di islamistica - Non importa il lavoro, la classe sociale, le sue idee: lui diventa da subito un fratello».
Conversione graduale ma necessaria
La conversione avviene gradualmente. Non serve diventare immediatamente adepti per ottenere denaro o generi alimentari. Ma inevitabilmente, dal momento che gli aiuti vengono accettati, si sviluppa un legame anche psicologicamente difficile da rimuovere. Un legame che pian piano diventa una dipendenza, e dunque un'adesione religiosa, incoraggiata dalla circostanza per cui solo i "fratelli" possono continuare a beneficiare del welfare islamico. Particolarmente esemplificativo il caso del convertito Angelo, residente nell’hinterland napoletano, 47 anni, sposato, padre di 3 figli, lavoretti saltuari da carpentiere per tentare di sopravvivere: «L’arabo? Io leggo a stento l’italiano, figuriamoci. Mi hanno aiutato e mi aiutano, spero di migliorare e di essere un buon musulmano, inshallah. Mia moglie si arrangia come domestica, due dei miei tre figli non lavorano e io non so come fare. I fratelli mi hanno accolto e dato conforto».
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