24 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Islam

Tra Salvini, il Papa e Pogba, l'islam italiano cambia pelle: ecco cosa faranno per sentirsi più vicini a noi

L'Ucoii riunito a Bologna elegge il nuovo direttivo. E ringrazia Pogba via Twitter: una nuova strategia social, con obiettivi chiari

Musulmani riuniti in preghiera
Musulmani riuniti in preghiera Foto: ANSA/ARCHIVIO/FRANCO TANEL/DRN ANSA

ROMA - Il "ricambio generazionale" che rivendicano è evidente sin dall'accento: il nuovo presidente dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche italiane (Ucoii), il trentaduenne Yassine Lafram, parla con inflessione bolognese, il segretario generale Yassine Baradai e la vicepresidente Nadia Bouzekri, rispettivamente 32 e 25 anni, hanno un accento lombardo. Chi è nato in Italia, chi ci è arrivato da piccolo, fede e cittadinanza sono inseparabilmente mescolate nella loro identità. Con i suoi 1251 luoghi di culto l'Ucoii è di gran lunga la sigla numericamente più rappresentativa dei due milioni di musulmani italiani. Nata nell'ormai lontano 1990 da un gruppo di giovani mediorientali vicini alla "fratellanza musulmana" e giunti in Italia per studiare all'università, l'organizzazione è finita più volte in passato al centro delle polemiche. Ed ha cambiato pelle più volte.

Otto anni di cambiamenti, e critiche
La penultima svolta otto anni fa, con l'elezione alla presidenza dell'imam di Firenze Izzadin Elzir, palestinese dal tratto gentile, posizioni moderate, aperto al dialogo. Ora l'ulteriore sterzata. L'assemblea generale riunita a Bologna nei giorni scorsi ha eletto il nuovo direttivo. Oltre al presidente Lafram - segretario generale nell'ultimo quadriennio - al direttore generale Baradai e alla prima vicepresidente Bouzekri, ex presidente dei giovani dell'Ucoii, rigorosamente velata, Elzir è stato confermato nel consiglio direttivo, e sono stati poi eletti Nader Akkad, imam di Trieste (secondo vicepresidente e tesoriere), e ancora Mustafa Baztami (imam della comunità islamica abruzzese), Kamel Layachi (impegnato da anni nel dialogo intereligioso), Amina Dachan, e poi, tutti con cariche nell'ultimo mandato, Abdelhafid Kheit, Sami Trabelsi e Mohamed Abderrahman. Per presentarsi alla stampa, i nuovi vertici dell'Ucoii hanno scelto la sala stampa della Camera dei deputati, "per sottolineare - ha spiegato Lafram - la nostra appartenenza ai nostri valori comuni sanciti dalla Costituzione".

La svolta social, con tanto di ringraziamento a Pogba
Ma è soprattutto nella comunicazione che si nota un cambio di passo: l'evento è trasmesso in diretta Facebook e preceduto da un tweet con la foto del calciatore francese Pogba che, dopo la vittoria ai Mondiali, prega prostrato sul terreno dello stadio di Mosca: "Senso di appartenenza al proprio paese, di responsabilità nel rappresentarlo al meglio, testimoniando sempre la propria fede. Alhamdulillah... grazie Pogba». Per Baradai, "la comunicazione che riguarda i musulmani è spesso negativa: noi vogliamo mostrare l'aspetto positivo". L'Ucoii dal volto giovane spera che prosegua, all'epoca del Governo giallo-verde, il percorso aperto al Viminale dai ministri Giuliano Amato prima e Beppe Pisanu poi. "Tendiamo la nostra mano e speriamo che venga accolta positivamente dal ministro" dell'Interno Matteo Salvini, afferma Lafram. Che quando parla di migrazioni cita un altro interlocutore: "Ci sentiamo vicini al Santo Padre sull'accoglienza, perché al di là delle sensibilità politiche le vite umane vanno salvate".

Cosa faranno
Il programma, assicurano i nuovi giovani leader, non cambia: "Portiamo avanti il lavoro fatto, ma anche nuovi orizzonti", dice Lafram: "Puntiamo a una strategia comunicativa più incisiva e vicina all'italiano medio, il nostro discorso pubblico deve arrivare a tutti. Senza privilegiare il dialogo con alcuni a scapito di altri. Senza usare un doppio linguaggio se parliamo all'interno della comunità o al suo esterno». Molti i cantieri aperti, dal Patto per l'islam italiano firmato dal Viminale al tempo di Angelino Alfano da Elzir insieme, per la prima volta, ai rappresentanti delle altre sigle di un islam italiano piuttosto frammentato ("Un impegno che intendiamo onorare", precisano), alla mappatura delle moschee fornita al ministro Marco Minniti. E ancora, l'auspicio di una legge sulla libertà religiosa che, oltre il Concordato e le Intese, possa regolare tutte le realtà religiose italiane, fornendo all'islam italiano un quadro in materie delicate come l'apertura di moschee, la tracciabilità dei finanziamenti e un albo degli imam, dal riconoscimenti di nuove moschee alla guida per gli imam, la lotta all'islamofobia, l'assistenza nelle carceri ai detenuti musulmani per sventare il rischio della radicalizzazione, e la lotta al jihadismo sulla scia della fatwa del 2015 dei musulmani italiani contro il terrorismo.