8 maggio 2024
Aggiornato 14:30
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Mattarella il mondialista: «Migranti fonte di opportunità, progresso e crescita sociale»

Il presidente della Repubblica: «La globalizzazione ha unito il destino dei popoli con alla base valori di tolleranza, di democrazia, di inclusione sociale, di rispetto dei diritti umani in generale e in particolare nei confronti di immigrati e rifugiati»

ROMA - La globalizzazione ha unito il destino dei popoli del pianeta, che è diventata una «patria terrestre» nella quale condividere una «identica sorte». Con alla base «valori di tolleranza, di democrazia, di inclusione sociale, di rispetto dei diritti umani in generale e in particolare nei confronti di migranti e rifugiati». L'apertura con la quale dall'Argentina in particolare "si è guardato al fenomeno migratorio quale fonte di opportunità, di progresso, di crescita sociale, rappresenta un esempio che dovrebbe illuminarci anche oggi». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo, nel corso della sua visita di Stato in Argentina, al congresso (le Camere riunite) argentino.

Una patria, il nostro pianeta
Mattarella ha spiegato che «l'era della globalizzazione ha reso percepibile il comune destino dei popoli e per la prima volta ha consentito di poter parlare di patria terrestre. Una patria, il nostro pianeta, nel quale sentiamo di condividere una identica sorte, che sta al di là di ciò che determina il divenire dei nostri singoli Paesi. Nella nostra storia si concretizza il concetto di umanità quale comunità legata da un medesimo destino». Mattarella ha rilevato che sistemi locali, nella loro diversità, «si trovano a interagire con un sistema globale, al quale tutti siamo chiamati a prestare una maggiore e sempre nuova attenzione. L'avventura che ci ha legato, ci ha anche insegnato, in anticipo rispetto all'epoca della globalizzazione, come colmare le distanze geografiche, costruendo sensibilità comuni sulla base di valori condivisi che sono alla base delle nostre società».

Il G7 di Taormina e il G20 in Argentina
Per Mattarella «si tratta di valori di tolleranza, di democrazia, di inclusione sociale, di rispetto dei diritti umani, di fiducia nella mediazione e nel dialogo, che rendono il nostro agire nei grandi consessi internazionali parallelo e sinergico nelle modalità con le quali guardiamo ai grandi temi dell'agenda internazionale e alle sfide epocali che l'umanità si trova ad affrontare. Non a caso Argentina e Italia - ha sottolineato - condividono il medesimo approccio riguardo la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che i nostri Paesi auspicano possa assumere connotati di sempre maggiore rappresentatività ed efficacia di azione». Il capo dello Stato ha sostenuto che «la continuità si riscontra anche nei contenuti che i nostri Paesi si impegnano a promuovere in ambito multilaterale. In questo senso, abbiamo un'opportunità assai rilevante: quella di poter sostenere insieme le nostre comuni visioni - quasi passandoci idealmente il testimone - con la Presidenza italiana del G7 di quest'anno e quella argentina del G20, nel 2018».

Il tema dell'immigrazione
Mattarella non ha avuto dubbi, «valori di apertura e accoglienza ci accomunano, altresì, su temi complessi quali quelli dei rifugiati e dei migranti, ai quali non singoli Paesi ma l'intera comunità internazionale è chiamata a dare risposte soddisfacenti e lungimiranti». Mattarella ha spiegato che «l'apertura con la quale da questo Continente - e da questo Paese in particolare - si è guardato al fenomeno migratorio quale fonte di opportunità, di progresso, di crescita sociale, rappresenta un esempio che dovrebbe illuminarci anche oggi. Questi valori, queste sensibilità condivise costituiscono, infine - per il presidente della Repubblica - il fulcro della nostra risposta a fenomeni che chiamano in causa, nel profondo - e impongono di preservare - la stessa ragion d'essere delle nostre società: radicalismo, criminalità organizzata, terrorismo». Sono per Mattarella «minacce contro le quali, non a caso, Argentina e Italia collaborano sempre più intensamente, nella consapevolezza che soltanto risposte transnazionali possono essere realmente efficaci nella difesa delle nostre società, del pluralismo, dello Stato di diritto, del rispetto - sempre e comunque - dei diritti di ciascun essere umano e di ciascun popolo».

Il presidente ha ribadito che «una radice familiare, un'ascendenza anche lontana, un Paese d'origine, sono tutte patrie del cuore. Dagli angoli reconditi della nostra memoria contribuiscono alla ricchezza di un'identità plurale che, rafforzando il sentimento di appartenenza alla Nazione di nascita e di residenza, lo arricchisce dei valori culturali della Nazione d'origine. Le conquiste della nostra epoca, il progresso tecnologico, la rivoluzione nel settore delle comunicazioni di cui - attraverso la rete - siamo tutti parte, ha cancellato gli ostacoli di tempo e luogo. Hanno reso vicino ciò che era lontano e, soprattutto, hanno reso non indifferente ciò che accade in una parte del mondo per chi vive in luoghi anche molto distanti».