12 ottobre 2025
Aggiornato 03:00
Botta-risposta tra l'esponente 5stelle e il presidente del Consiglio

Referendum, Di Maio: Renzi come Pinochet. Il Premier: «Offende tutta l'Italia»

Renzi come Pinochet. E' il paragone fatto da Luigi Di Maio, del direttorio M5s, in un post su Facebook in cui parla del referendum, e il Presidente del Consiglio non ha mancato di rispondergli.

Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Foto: Shutterstock

ROMA - Renzi come Pinochet. E' il paragone fatto da Luigi Di Maio, del direttorio M5s, in un post su Facebook in cui parla del referendum e del premier, finito, peraltro, nell'occhio del ciclone per una gaffe subito corretta: il vicepresidente della Camera ha infatti inizialmente attribuito la dittatura di Pinochet al Venezuela e non al Cile. Ad ogni modo, l'idea di fondo resta. E l'idea di fondo è che il premier Renzi abbia «occupato le istituzioni», senza peraltro badare agli interessi degli italiani. 

Un premier contestato
Di Maio ricorda le tante proteste che circondano gli interventi del premier in pubblico: «insegnanti frodati o deportati dalla 'Buona Scuola', risparmiatori vittime del 'Salvabanche', padri di famiglia licenziati da aziende che il premier ha fatto scappare all'estero o che ha svenduto a multinazionali, utenti della sanità pubblica a cui ha tagliato 4 miliardi e mezzo di euro solo l'anno scorso, parenti delle vittime della Terra dei Fuochi incazzati neri per il dramma che stanno vivendo, a cui il Governo oltre a non dare risposte concrete ha soppresso il Corpo Forestale dello Stato. E potremmo andare avanti all'infinito».

Arringhe
ll post prosegue così: «I suoi comizi sono diventati un problema di ordine pubblico. Le feste de l'Unità, quando le frequenta lui, diventano Fortknox. Mentre lui arringa poche centinaia di persone sulle ragioni,meglio chiamarle bugie, del sì, il suo ministro dell'Interno fa manganellare i cittadini, fa allontanare chi sostiene il no ed il tutto viene oscurato sistematicamente dai direttori dei TG che ha appena nominato».

Escalation di tensione
Di Maio descrive l'attuale clima che si respira in Italia come un'escalation di tensione. A suo avviso, Renzi parla di legge elettorale e di referendum, mentre i cittadini chiedono soluzioni ai problemi reali: meno tasse, lavoro, reddito, sviluppo, diritto alla salute e all'istruzione. Ma soprattutto parla di modifiche alla nostra Costituzione. «Un Presidente del Consiglio mai passato per il voto, che non ha mai presentato un programma elettorale agli elettori e che è a capo di una maggioranza eletta con una legge dichiarata incostituzionale. Non è un presidente del Consiglio ma il più grande provocatore del popolo italiano, un presidente non eletto, senza alcuna legittimazione popolare, che sorride mentre le persone soffrono».

Renzi come Pinochet
E qui arriva il passo incriminato: "Il referendum di ottobre, novembre o dicembre (ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo) lui stesso lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Cile. E sappiamo come è finita. Noi continueremo a raccontare i pericoli della Riforma Costituzionale, il nostro obiettivo è salvare la Carta fondamentale del Paese dalle sue oscene modifiche. Questa non è una riforma, è un attentato alla democrazia», conclude. Un paragone che, si è poi difeso, era semplicemente una provocazione, derivante dalla sua rabbia per come «Renzi ha occupato le istituzioni».

La risposta di Renzi
Non si è fatta attendere la risposta del premier, secondo cui, paragonando l'Italia al Cile di Pinochet, Di Maio non ha offeso solo lui, ma il Paese intero. Aggiungendo: «Magari lo ha detto per coprire qualche magagna interna...». Il premier non ha perso l'occasione per riassumere quanto accaduto, anche ironicamente: «Ieri - ha ricordato Renzi - un autorevole esponente politico, il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, ha fatto un post. C'era un errore di geografia, ma era la parte migliore di quel post: uno parte per cambiare la storia, finisce per cambiare la geografia...», ha ironizzato, ricordando che Di Maio aveva inizialmente collocato in Venezuela la dittatura di Pinochet. «Quel vice presidente della Camera, eletto coi voti dei deputati del Pd, ha detto che Renzi è come Pinochet. Ha detto che era venezuelano, ma questa gliela perdoniamo. Il punto è che è triste che qualcuno si permetta di dire che l'Italia è una dittatura. Triste per chi ha combattuto per liberare l'Italia dalla dittatura. Stiano attenti alle parole che usano: chi vota No ha il nostro rispetto e amicizia, ma non giochino con le parole. Libertà, democrazia, fascismo, dittatura, sono parole più grandi di loro».

(Fonte Askanews)