18 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Parla il vicepresidente del Csm

Referendum, Legnini: Toghe non partecipino a campagne. Serve cautela

Giovanni Legnini ribadisce la necessità di assicurare la terzietà dei magistrati. Come spiega il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, c'è un divieto per i magistrati di partecipare a campagne politiche

ROMA - «Esiste il diritto di un magistrato ad esprimere le proprie opinioni: è la Costituzione che lo garantisce come a tutti gli altri cittadini», ma non si può partecipare attivamente alle campagne politiche, su questo «c'è un divieto». A dirlo è il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, intervistato da Maria Latella su Sky in merito al referendum costituzionale. «Politica e magistratura - prosegue il vicepresidente del Csm - devono conseguire obiettivi ben distinti. Guardatevi bene dal fare politica con gli strumenti giudiziari. E viceversa». Il referendum costituzionale di ottobre, come spiega il magistrato, si è «caricato di un significato politico. Ci sono ragioni che suggerirebbero cautela». Il giudice - a detta di Legnini - «deve sapere coniugare il suo diritto ad esprimere opinioni con la necessità di assicurare terzietà», sottolineando ancora che «il giudice deve coniugare il diritto a esprimere la propria opinione con la necessità si garantire la propria terzietà». 

No a clima infuocato e di accuse reciproche
La preoccupazione di Legnini - come il magistrato riferisce ai microfoni di Sky - è che le generalizzazioni di toni eccessivi ed alti possono determinare un clima che allontana le soluzioni dei problemi della Giustizia. «In un anno e mezzo stiamo affrontando una fase di straordinario lavoro, di autoriforma, di innovazione», spiega Legnini. Il Parlamento è impegnato in un complesso articolato di riforme: «Non abbiamo bisogno di determinare quel clima infuocato di reciproche accuse che rischia di collocare in secondo piano il lavoro che serve per vincere una grande battaglia nel nostro Pese: quella di una Giustizia efficiente, equa nell'interesse dei cittadini e della società», ha continuato il magistrato. 

Su caso Morosini non decide Csm
Il vicepresidente del Csm risponde anche alle domande sul caso Morosini che, nei giorni scorsi, ha acceso le polemiche attorno all'esposizione dei magistrati in materia prettamente politica. Come spiega Legnini, non è il Csm a decidere se avviare o no un procedimento disciplinare nei confronti di Morosini per le affermazioni, comunque da lui smentite, nell'intervista al Foglio, ma «spetta al ministro della Giustizia e al Procuratore Generale della Cassazione. Il Csm dovrà poi giudicare». Legnini ha precisato, inoltre, che l'incontro col ministro sul caso Morosini avverrà nei prossimi giorni, «martedì o mercoledì. Ci sentiremo domani», riferisce. «Se devo esprimere un'opinione sul significato e sull'impatto di quelle parole che abbiamo letto sul Foglio», ha detto Legnini, «le trovo inaccettabili e dannose».