20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
pagine al vetriolo

Comune Roma, Marino attacca Renzi: «Se avessi seguito i consigli del Pd sarei finito in galera»

L'ex sindaco di Roma durante la presentazione del suo libro ha sferrato una serie di fendenti nei confronti del Partito Democratico e del presidente del Consiglio

La sede del Pd in via del Nazareno, Roma.
La sede del Pd in via del Nazareno, Roma. Foto: Shutterstock

ROMA - Chi si aspettava che sciogliesse la riserva sulla sua ricandidatura al Campidoglio è rimasto deluso. Ignazio Marino ha invece sfruttato la presentazione del suo libro «Un marziano a Roma» per sferrare una serie di fendenti nei confronti del Partito Democratico e del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Un marziano a Roma
Davanti alla platea della stampa estera ha accusato il premier di sedersi al tavolo con le lobby che lui ha combattuto, di non amare Roma, di scarsa trasparenza sulla questione delle spese quando guidava la Provincia di Firenze, di pensare «tutto il male possibile» del Governo ed ha fatto anche chiarezza anche sui suoi rapporti col Papa. Con le 300 pagine del libro «Un marziano a Roma», Marino ha rotto un lungo silenzio ed ha presentato la sua versione sui 28 mesi vissuti sulla poltrona più importante del Campidoglio. Ma poi ha messo nel mirino il "suo" partito, dicendo anche di aver rinnovato nel 2015 la tessera.

Marino: Se avessi seguito i consigli del Pd sarei in galera
«Se avessi seguito tutti i consigli del Pd forse mi avrebbero messo in una cella d'isolamento» ha subito incalzato Marino, «c'è stato un capo del governo non eletto da nessuno che ha indicato un commissario governativo al posto di un sindaco eletto dai centinaia di migliaia di cittadini. Credo questa sia una lesione di democrazia che è stata considerata con molta attenzione e preoccupazione dalle cancellerie di tutti i paesi stranieri». Marino ha raccontato che «dovevamo sganciare Roma dalle lobby, ma Renzi preferisce sedersi ai tavoli con le lobby. Avevo grandi aspettative nei suoi confronti nel momento in cui lui aveva un ruolo politico nazionale - ha aggiunto - Renzi pronunciava parole in cui mi riconoscevo, come quelle sulle liberalizzazioni delle aziende che al Comune non servivano o sulle scelte delle persone da fare sulla base dei curricula. Da quella affermazioni siamo passati alle scelte dei direttori Rai e delle reti. Se l'avesse fatto Berlusconi molti giornali si sarebbero ribellati».

L'attacco a Matteo Renzi e al Pd
L'ex sindaco ha accusato il presidente del Consiglio di non amare Roma. «Parigi riceve dal governo nazionale un miliardo all'anno per gli extra costi della città. Questa città accoglie mediamente 1400 manifestazioni nazionali all'anno, la giornata di canonizzazione dei due Papi è costata circa 7 milioni pagati con i soldi dei contribuenti romani. Io penso che una giornata come quella è una giornata di carattere nazionale per cui evidentemente occorrono anche i denari della nazione. Qui occorrono investimenti sulla capitale, ma bisogna amarla la capitale, evidentemente il nostro capo del Governo non ama Roma». E poi è andato giù duro contro Renzi anche sulla questione della trasparenza.

"E' un governo di centrodestra"
«Quando verrò chiamato spiegherò a proposito di questi 12 mila euro che mi vengono imputati». Ma «mi piacerebbe che la stessa trasparenza venisse utilizzata dal capo del Governo che ha speso in un anno come presidente della Provincia di Firenze 600 mila euro in spese di rappresentanza, rapidamente archiviate dalla magistratura contabile. Io ritengo di non aver nulla di più da spiegare di quel che ho fatto». Negativo anche il giudizio sul Governo e sulle alleanze della maggioranza. «Questo è un Governo di centrodestra. Alla sanità c'è la Lorenzin, agli Interni Alfano. Avevamo Lupi alle Infrastrutture e in Senato c'è l'appoggio di Verdini che non è stato certo eletto dal popolo di sinistra. Penso tutto il male possibile: quelli che come me sono andati a votare nel 2013 volevano un governo di centrosinistra. Non volevano cacciare Veltroni o D'Alema per avere Verdini».

L'incontro con Papa Francesco
L'ex sindaco però non ha sciolto la riserva su una nuova candidatura nella corsa al Campidoglio. «Non è questa la sede, non ho detto né si, né no. Non faccio nessun balletto, i balletti li fanno i giornali» ha detto Marino. Un passaggio del colloquio di 90 minuti con i giornalisti è stato dedicato anche a Papa Francesco, col quale ha assicurato di aver chiarito i rapporti. «Ho avuto un incontro il primo febbraio con il Papa. Abbiamo avuto una lunga e piacevole conversazione in cui ho ripercorso la mia visione dei fatti e sicuramente non va attribuito a lui quel che va attribuito a Renzi o al Pd. Ho usato queste parole e con la sua autorizzazione le ho riportate. Abbiamo stabilito che avrei raccontato non solo quell l'incontro ma anche altri con lui e che egli avrebbe riletto il testo prima della pubblicazione».