Comune Roma, Marino: «Orfini? Un insetto. Ecco perché volevano mandarmi via»
Dopo la presentazione del suo libro e le accuse al vetriolo contro il Pd e Matteo Renzi, Ignazio Marino è intervenuto ieri sera a Otto e Mezzo per raccontare la sua versione dei fatti
ROMA - Durante la presentazione del suo libro, "Un marziano a Roma", l'ex sindaco di Roma ha lanciato una serie di fendenti contro il Pd e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Le ultime primarie del Pd a Roma «sono state primarie farsa» ha detto Ignazio Marino. Ma le accuse al vetriolo non finiscono qui.
Marino: Queste primarie sono un bluff
«Le vere primarie del Pd - ha detto Ignazio Marino ospite a "L'intervista" di Maria Latella su Sky Tg24 - sono state fatte, e sono state molto partecipate, nella primavera del 2013. Più di centomila persone andarono a votare, ci furono dei candidati che effettivamente rappresentavano ideologie e visioni diverse, e io le vinsi con il 55%, staccando addirittura l'attuale Ministro degli Esteri di 40 punti». Invece «oggi si sono rifatte delle primarie arrangiate, perché volute dal presidente e dal segretario del partito. Proprio perché sapevano che si era staccato il rapporto con la città, qualcuno ha messo delle schede in più per far vedere che c'era stata una partecipazione che di fatto non c'è stata».
"Orfini è l'insetto che rovina il giardino"
I rapporti tra l'ex sindaco capitolino e il Pd romano restano molto tesi. Durante la trasmissione la giornalista ha chiesto come stessero le cose con Matteo Orfini e questa è stata la risposta: «Non ho nessun rapporto con Matteo Orfini, però in questi giorni pensavo che una figura importante nel Partito Democratico come lui, il presidente del Pd nazionale, mi ricorda un po' una canzone di Elton John, 'Empty Garden', quando dice che un insetto da solo può rovinare un intero campo di grano», ha commentato l'ex sindaco di Roma. «Se il Pd romano - ha proseguito - ha diversi rappresentanti arrestati e un commissario, probabilmente non è al massimo del suo splendore».
"Volevano mandarmi mia da Roma"
Marino ha anche raccontato di un incontro finalizzato ad allontanarlo dalla città. La proposta di andare via per otto giorni, andando a Philadelphia, per dichiarare irreperibile il sindaco e commissariare la città di Roma «mi è stata fatta nell'appartamento di Marco Causi. C'erano almeno cinque o sei testimoni che ascoltarono, io rimasi così stupito che dissi 'forse non sono all'altezza di questa discussione, è meglio che vi saluti'»: ha rivelato l'ex sindaco di Roma, spiegando che l'episodio si sarebbe verificato nel periodo che precedette le sue dimissioni da sindaco della Capitale. Per Marino «l'obiettivo era chiaro da molti mesi: non si voleva una persona che non scendesse a patti».
"Quello di Giachetti è un atteggiamento chiaro"
Ieri sera Ignazio Marino è stato ospite anche alla trasmissione di Lilli Gruber, Otto e mezzo, su La7. «Il primo atto che ho fatto, appena vinte le primarie, è stato dimettermi da Senatore della Repubblica. Ho voluto correre come cittadino semplice perché non avrei potuto assicurare lo stesos impegno nello svolgimento delle mie funzioni durante la campagna elettorale. Giachetti ha detto che rinuncerà alla sua poltrona e ai ventimila euro al mese da Vicepresidente della Camera dei Deputati solo se sarà eletto sindaco. Mi sembra un atteggiamento chiaro e molto diverso»: ha sottolineato l'ex sindaco di Roma parlando del candidato del Pd al Comune di Roma Roberto Giachetti. Commentando, infine, il dato che vede Giachetti in vantaggio nei sondaggi, Marino ha detto: «C'è un sondaggio solo che conta, è quello del giorno del voto con la scheda degli elettori».
"Era un'iperbole e una battuta"
Infine, Marino ha voluto chiarire meglio uno dei concetti che hanno causato un gran polverone durante la presentazione del suo libro. «Mi hanno chiesto 'lei è stato isolato dal Pd'? Io ho risposto con un'iperbole 'se avessi seguito tutti i consigli del partito sarei finito in cella di isolamento'; mi è sembrata una simpatica battuta": ha spiegato l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, ospite a Otto mezzo su La7, spiegando così una delle frasi che più hanno suscitato polemiche dopo la conferenza stampa. «Era un'iperbole e una battuta", ha ripetuto, e ha concluso così: «è evidente che se io avessi scelto quelle persone che poi sono finite in prigione, anche se poi si deve aspettare il corso della giustizia per accertare la colpevolezza definitiva, la colpa sarebbe caduta, giustamente, su di me».
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