19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
No al tetto di stipendio per i manager

Riforma Rai, pubblici i compensi oltre i 200mila euro

L'aula della Camera, che sta esaminando il ddl di riforma della Rai, ha approvato un emendamento dei relatori Vinicio Peluffo e Lorenza Bonaccorsi, che prevede che siano resi pubblici i compensi, anche sul sito internet aziendale, superiori a 200mila euro

ROMA - L'aula della Camera, che sta esaminando il ddl di riforma della Rai, ha approvato un emendamento dei relatori Vinicio Peluffo e Lorenza Bonaccorsi, che prevede che siano resi pubblici i compensi, anche sul sito internet aziendale, dei soggetti «diversi dai titolari di contratti di natura artistica che ricevano un trattamento economico annuo omnicomprensivo a carico della società pari o superiore a 200mila euro». La norma riguarda, dunque, anche i giornalisti, ed è passata con 314 voti a favore: contraria la Lega Nord, astenuti Sel, Ala e M5S.

No a tetto stipendi manager
Il governo ha invece ribadito il parere negativo sull'introduzione di un tetto agli stipendi dei manager nel ddl di riforma della Rai. Il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha spiegato che alla tv pubblica non si applica il tetto di 240mila euro, previsto dalla normativa per le amministrazioni pubbliche, a seguito dell'emissione da parte di Viale Mazzini di un bond. A chiedere che per la Rai non valesse l'esclusione un emendamento del Movimento Cinque stelle, bocciato dall'aula.

Uguale alle aziende pubbliche
«Se il Parlamento ritiene che l'emissione di obbligazioni non debba essere condizione per superare il tetto - ha spiegato Giacomelli -, questo deve valere per tutte le società, non solo per la Rai. Quello che stabiliamo nella legge è che si garantisca il pieno rispetto delle normative in vigore che devono valere per tutte le aziende». La Rai, ha aggiunto Giacomelli, deve uscire «da una condizione specifica» che negli anni l'ha trasformata «in una specie di strano mostro»: per la Rai «devono valere le regole che valgono per tutte le società e le aziende pubbliche».

(Con fonte Askanews)