Coratti e Tassone al servizio di Buzzi
In Coratti c'è stata la «totale assenza del 'ben che minimo senso di legalità nell'esercizio' della funzione», spiegano i gip, e risulta del tutto irrilevante che abbia abbandonato al carica di presidente dell'aula Giulio Cesare, rimanendo invece consigliere comunale. Stessa analisi anche per Andrea Tassone
ROMA (askanews) - Mirko Coratti ottenuta «la nomina a presidente del consiglio comunale ha, dopo pochi mesi, concluso patti corruttivi con Buzzi senza che quest'ultimo abbia dovuto 'faticare' per giungere al risultato illecito da lui perseguito, con una condotta, allora, che fa ritenere - si spiega - che questa sia la modalità ordinaria di questo pubblico amministratore di svolgere le sue funzioni».
Zero legalità
Il tribunale del riesame nelle motivazioni del provvedimento emesso il 22 giugno scorso e riguardante di fatto il secondo filone di arresti di 'Mafia Capitale', sottolinea come appaia «del tutto irrilevante» che Coratti abbia lasciato la carica di presidente dell'aula Giulio Cesare in quanto ha conservato sino al momento dell'arresto quella di consigliere comunale. I giudici, ricordando le parole del gip nell'ordinanza di custodia, spiegano che in Coratti c'è stata la «totale assenza del 'ben che minimo senso di legalità nell'esercizio' della funzione».
Tassone e Buzzi
Ed «analoghe considerazioni possono essere fatte» - si spiega più avanti nel provvedimento di oltre 120 pagine - anche per Andrea Tassone. Secondo il collegio presieduto da Bruno Azzolini l'indagato appena dopo essere stato eletto presidente del X municipio «accetta, immediatamente, l'invito di Buzzi a vedersi, fuori dal municipio, per stabilire come ripartire gli appalti in favore delle cooperative, fissando anche il prezzo per questa sua illecita condotta». Inoltre Tassone «da mandato a una persona che non ha alcun incarico formale in quel municipio di dare esecuzione al patto corruttivo, permettendogli di accedere liberamente agli uffici pubblici dallo stesso diretti».
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